Parole diversamente sbagliate
Piovono idee di riforme à gogo. Attenzione a perdere la credibilità acquisita
Non c’è bisogno di essere fan di Matteo Salvini per capire che la luna di miele del governo rossogiallo con i mercati, con l’Europa e con l’opinione pubblica non sarà eterna. Lo dimostrano lo spread, balzato ieri del 10 per cento oltre i 150 punti – venti in più di metà settembre –, la revisione al ribasso delle stime di crescita da parte di Fitch e la considerazione dell’Ufficio parlamentare di Bilancio che giudica le previsioni governative ottimistiche in quanto “soggette a rischi al ribasso” per “l’incertezza sulle politiche economiche”. Lo dice poi il commissario europeo uscente all’Economia, Pierre Moscovici, che ricorda che il suo successore Paolo Gentiloni non potrà essere parziale con l’Italia al di là del 2,2 di deficit previsto dal governo, cioè 14 miliardi e circa la metà delle coperture della legge di Bilancio. Rincarano la dose di incertezza le esternazioni dei ministri. Non è solo Lorenzo Fioramonti, responsabile dell’Istruzione. C’è il ministro della Salute Roberto Speranza (Articolo uno), che combinando l’assenza di coperture per i 3,5 miliardi in due anni previsti per il fondo sanitario e l’impopolarità dei ticket, proclama una redistribuzione all’insegna del “chi più ha più paghi”. Il che sarebbe in sé ovvio se non fosse che manca ogni idea di ridurre gli sprechi negli ospedali, le ruberie, le liste d’attesa. Finora però l’infortunio più grave è l’inserimento nella lista dei 23 collegati al Def – una sorta di gosplan – del riordino del catasto. Una riforma per fare emergere il sommerso e gli immobili di lusso accatastati come popolari a riequilibrio di chi paga troppo è attesa da anni. Messa così alimenta la propaganda sulla patrimoniale; mentre l’edilizia è bloccata, le compravendite immobiliari ferme, il valore della case in ribasso, con riflessi sui bilanci familiari e sui crediti bancari. Il viceministro Pd all’Economia Antonio Misiani ha depennato il ddl non dai banchi del governo ma a “Porta a Porta”; fuori il catasto, dentro gli aiuti all’agricoltura. Il merito di questo governo (e che merito!) è aver tenuto fuori dalla porta di Palazzo Chigi il rischio Italexit (e il rischio iva). Pensare che sia sufficiente questo per governare bene rischia di essere un errore che l'Italia potrebbe pagare caro.