La mossa di Carlo De Benedetti risveglia l'interesse su Gedi
Titolo sospeso dopo più 10 per cento in apertura. Per gli analisti il prezzo proposto dall'Ingegnere è basso, ma l'offerta ha riacceso l'appeal speculativo sul gruppo. In vista altri pretendenti
Milano. Erano mesi che, voci più o meno attendibili, parlavano dell'interesse di potenziali acquirenti per il gruppo Gedi, proprietario di Repubblica, La Stampa e numerose altre testate. Nessuno, però, avrebbe mai immaginato che in prima fila ci potesse essere il fondatore del gruppo Espresso, Carlo De Benedetti. Ma così è stato e l'offerta avanzata venerdì scorso dall'Ingegnere per il 29,9 per cento del gruppo, benché ad un prezzo ritenuto basso dal mercato (0.25 euro per azione), ha messo le ali al titolo Gedi che stamattina in apertura ha guadagnato oltre il 10 per cento a Piazza Affari portandosi a quasi 0,28 euro per azione, quindi ben oltre il prezzo offerto da De Benedetti. Il titolo è stato poi sospeso da Borsa italiana dopo essere entrato in asta di volatilità.
Come sottolineano gli analisti, la mossa ha ottenuto l'effetto di risvegliare l'interesse degli investitori su un gruppo che in Borsa è sottovalutato - negli ultimi sei mesi ha perso un terzo del suo valore - come del resto altri titoli del comparto media, a causa della progressiva contrazione del mercato pubblicitario. Resta da vedere se quella di oggi resterà una fiammata oppure se l'appeal speculativo sul gruppo editoriale continuerà poiché altri investitori potrebbero in teoria venire allo scoperto. Dalle indiscrezioni di stampa dei mesi scorsi sono emersi i nomi di Niel, Kretinsky, Cattaneo, Feltrinelli, Vivendi. In particolare, secondo quanto riportato di recente dal Sole 24 Ore, sul tavolo ci sarebbe un'offerta a 0,37 euro per azioni del manager Flavio Cattaneo con il fondo Pensinsula.
Ma è proprio questo il punto: l'entrata in scena di Carlo De Benedetti - che ha rivolto l'offerta ai suoi stessi figli (Marco, Rodolfo ed Edoardo) che controllano Gedi attraverso la Cir e li ha rimproverati in sostanza di essere troppo concentrati sulla ricerca di potenziali acquirenti e di non avere abbastanza passione e competenza per puntare alla valorizzazione del business editoriale - finirà con lo scoraggiare altri pretendenti o, al contrario, li convincerà che questo è il momento propizio per farsi avanti? Difficile dirlo. Intanto oggi è pioggia di ordini di acquisto su Gedi, nonostante i figli di Carlo abbiano già rigettato l'offerta del padre (che qualche anno fa ha ceduto loro le quote) ritenendola “manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a Cir spa e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione”.
tra debito e crescita