Chi sono i vincitori del Nobel per l'Economia 2019

Gli studi di Abhijit Banerjee, Esther Duflo e Michael Kremer hanno “migliorato enormemente la nostra capacità di lottare in concreto contro la povertà globale”

Il premio Nobel 2019 per l'Economia è andato a due docenti del Mit – l'economista indiano Abhijit Banerjee e la francese Esther Duflo – e a uno di Harvard, l'economista americano Michael Kremer. Il tre “giovani” vincitori (nessuno di loro arriva ai 60 anni d'età) hanno ottenuto il Nobel per aver “migliorato enormemente la nostra capacità di lottare in concreto contro la povertà globale”. In circa 20 anni - ha spiegato il Comitato - il loro approccio sperimentale, volto a far emergere i modi migliori per combattere la povertà, ha trasformato l'economia dello sviluppo. Nella motivazione viene sottolineato come i tre economisti abbiano “introdotto un nuovo approccio per ottenere risposte affidabili sui modi migliori per combattere la povertà globale”, tra cui “suddividere il problema in questioni più piccole e quindi più gestibili, come gli interventi più efficaci per migliorare la salute dei bambini”. In particolare, “come risultato di uno dei loro studi, più di 5 milioni di ragazzi indiani hanno beneficiato di programmi scolastici di tutoraggio correttivo”. A metà degli anni Novanta, Kremer e i suoi colleghi “hanno dimostrato quanto possa essere efficace un approccio sperimentale, usando test sul campo per mettere alla prova una serie di interventi che avrebbero potuto migliorare i risultati scolastici nel Kenya occidentale”. Quanto a Banerjee e Duflo, spesso in collaborazione con lo stesso Kremer, “hanno condotto studi simili su altre questioni e in altri paesi, tra cui l'India”. 

 

I poveri, hanno spiegato i tre studiosi, non sono meno razionali degli altri, anzi, proprio perché possiedono così poco, spesso sono costretti a ponderare le loro decisioni molto attentamente. Ma le loro scelte di vita sono spesso determinate da fattori che sfuggono alla logica dell'economia di mercato. “Perché un uomo in Marocco che non ha abbastanza da mangiare compra una televisione? Perché è così difficile per i bambini delle aree povere imparare, anche quando frequentano la scuola? Avere molti figli ti rende davvero più povero? Rispondere a domande come queste è fondamentale se vogliamo avere la possibilità di fare davvero qualcosa contro la povertà globale”, spiega Banerjee. Tante politiche contro la povertà sono infatti fallite proprio per un'inadeguata comprensione del problema o per la convinzione di poter applicare ricette astratte e valide per tutti, senza verificarle sul campo. 

   

Banerjee ha 58 anni ed è professore di Economia della Ford Foundation International presso il Massachusetts Institute of Technology, dopo aver insegnato all'Università di Harvard e di Princeton. Nel 2013, è stato nominato dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon tra gli esperti incaricati di aggiornare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio dopo il 2015. Insieme a Duflo e Kremer – oltre a John A. List e Sendhil Mullainathan – ha utilizzato gli esperimenti sul campo come metodologia per scoprire relazioni causali in economia. Banerjee e Duflo sono sposati e hanno scritto a quattro mani “Poor Economics” (tradotto in italiano per Feltrinelli), un testo che ha vinto il premio “Financial Times and Goldman Sachs Business Book of the Year” nel 2011. Nella loro teoria propongono un ripensamento radicale dell'economia della povertà e offrono una visione d'insieme delle vite dei più poveri del mondo per mostrare che la creazione di un mondo senza povertà inizia con la comprensione di semplici decisioni quotidiane

  

  

Nella sua ricerca Duflo, 47 anni (la donna più giovane di sempre a vincere il Nobel), si concentra su questioni microeconomiche nei paesi in via di sviluppo, tra cui il comportamento familiare, l'istruzione, l'accesso ai finanziamenti, la salute e la valutazione delle politiche. Nel 2003, ha co-fondato il Poverty Action Lab presso il MIT, che da allora ha condotto oltre 200 esperimenti di sviluppo empirico e addestrato i professionisti dello sviluppo a condurre studi controllati randomizzati.

  

Il 54enne americano Kremer ha proposto una delle spiegazioni più convincenti per il fenomeno della crescita iperbolica della popolazione del sistema-mondo osservata prima degli anni Settanta, nonché i meccanismi economici della transizione demografica. Nel 1993 ha creato una teoria sulla complementarità delle competenze chiamata teoria dell'O-ring, che prova a rispondere a una domanda complessa: perché i paesi poveri sono così poveri? In particolare, le differenze di salario e di produttività tra le nazioni industrializzate e il Terzo Mondo sono maggiori di quelle spiegabili mediante la teoria standard. La caratteristica chiave della teoria dell'O-ring (il cui nome deriva dal disastro della navetta Challenger del 1986, che esplose per un'avaria in un piccolo componente, un giunto di collegamento: un singolo anello di gomma detto appunto O-ring) è l'abbinamento assortito positivo, in base al quale persone con livelli di abilità simili lavorano insieme. Kremer ritiene che la teoria spieghi perché i paesi ricchi producono prodotti più complicati, abbiano aziende più grandi e produttività dei lavoratori molto più elevata rispetto ai paesi poveri. Tale teoria spiega inoltre perché un individuo possa guadagnare molto di più emigrando da un paese povero in uno ricco, sebbene il suo livello di qualificazione professionale resti invariato. 

  

Per produrre un determinato bene o servizio un'azienda deve fare numerose operazioni. Ciascuna di esse può essere eseguita da operai con differenti livelli di specializzazione, ma quanto più aumenta il livello di specializzazione, tanto più aumentano le probabilità che l'operazione venga svolta bene. In una situazione di questo tipo, gli operai altamente specializzati tenderanno ad aggregarsi, così come quelli non specializzati: ciò significa che alcune aziende impiegheranno solo lavoratori altamente specializzati, mentre altre impiegheranno solo manodopera non qualificata. I lavoratori non qualificati otterranno salari “sproporzionatamente” bassi – il basso livello salariale essendo una conseguenza delle esternalità derivanti dal fatto che quanti lavorano assieme alla manodopera non qualificata sono anch'essi non qualificati. Un circolo vizioso che relega alcuni al sottosviluppo.

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