foto LaPresse

Francia motore d'Europa

Non solo pil. Perché si sono invertite le sorti di Parigi e Berlino

Sono stati sufficienti le manifestazioni dei gilet gialli in piazza contro incauti rincari macroniani alla pompa di benzina per convincere gli osservatori di cose transalpine che la Francia era il malato d’Europa. Vero è che Parigi di problemi ne ha avuti e ne ha da elencare diversi (scioperi, cortei, attentati terroristici, debito domestico alto in valore assoluto, concorrenza tecnologica tedesca, contrasti durissimi con gli Stati Uniti, i dolori di Airbus e così via), ma si può dire che è ancora il malato continentale come andava di moda ripetere per inseguire la vulgata salviniana? Non proprio. Al contrario, la Francia è diventata il “motore” europeo perché, per la prima volta dal 2014, dà il contributo maggiore alla crescita della zona euro, secondo l’Osservatorio francese della congiuntura economica (Ofce). Infatti, lo riportava ieri l’Echoes, il pil francese dovrebbe aumentare dell’1,3 per cento nel 2019, registrando un’accelerazione più forte di quello tedesco.

 

La Germania, in impasse, dovrebbe crescere solo dello 0,5 per cento, ovvero meno della metà della Francia. In buona sostanza, aggiunge ancora l’Ofce, quest’anno un quarto della crescita della zona euro, pur in rallentamento, verrà dall’economa francese complice la frenata del motore storico tedesco destinato a grippare in recessione. Nel 2020 probabilmente non andrà così bene ma i tavoli tra Francia e Germania si sono invertiti. Secondo una recente analisi della banca svizzera Ubs non solo la tendenza a breve termine lo conferma (l’economia tedesca è in graduale contrazione, quella francese in espansione) ma sono anche le dinamiche strutturali e di lungo periodo a favorire Parigi nel confronto. I dati demografici francesi sono migliori di quelli tedeschi, i tassi di investimento privato e anche pubblico sono superiori e le politiche di riforme strutturali sono in piedi, come la riorganizzazione del confuso sistema pensionistico. Anche per questo il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, chiede a Berlino di darsi una mossa. Per non rimanere il solo motore d’Europa.

Di più su questi argomenti: