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Alchimie di una fusione “alla pari”

Mariarosaria Marchesano

Peugeot scivola a Parigi mentre Fca brinda a Milano e Wall Street

Milano. “Psa et Fiat Chrysler, bientôt la fusion”? I media francesi hanno dato grande risalto all’annuncio congiunto con il quale ieri mattina le due case automobilistiche hanno confermato di volere dar vita a “un leader mondiale in una nuova era della mobilità sostenibile” e individuato il percorso che le porterà ad aggregarsi. Ma all’accoglienza tutto sommato positiva riservata dai sindacati al progetto, ha fatto da contraltare la reazione degli investitori che alla Borsa di Parigi hanno scaricato a manetta il titolo Peugeot. Quest’ultimo a fine seduta ha perso circa il 12 per cento, che per una società che capitalizza oltre 20 miliardi significa aver bruciato almeno 2 miliardi. Nelle stesse ore, le azioni del gruppo italo-americano Fca guadagnavano l’8 per cento sul listino di Milano e aprivano in netto rialzo anche a Wall Street, nonostante i conti negativi del terzo trimestre da cui è emersa una perdita di 179 milioni di euro su cui pesano svalutazioni per 1,4 miliardi. Anche Exor, la società attraverso cui la famiglia Agnelli controlla Fiat Chrysler, ha guadagnato il 6 per cento.

 

Come si spiega la reazione diametralmente opposta? Con un’architettura finanziaria dell’operazione che punta a mettere sullo stesso piano i due gruppi. Prima che si arrivi al memorandum of understanding vincolante, ci vorrà qualche settimana, intanto, il gruppo italo-americano presieduto da John Elkann e la casa francese guidata da Carlos Tavares hanno dichiarato di essere d’accordo su un punto fondamentale: la loro sarà una “fusione alla pari”, cioè cinquanta e cinquanta. Una prospettiva che sembra essere apprezzata anche dai sindacati italiani, che, come quelli d’oltralpe, temono che la sovrapposizione di capacità produttiva tra i due gruppi in Europa possa portare inevitabilmente alla chiusura di stabilimenti, cosa che però viene esclusa da Fca-Psa convinte che si possano raggiungere nei prossimi quattro anni sinergie industriali pari a 3,7 miliardi senza sacrificare le rispettive fabbriche. Proprio il concetto di unione “paritetica” sarebbe alla base di questo andamento contrastante tra i due titoli, anche se non basta a spiegare proprio tutto.

 

Secondo l’intesa, la fusione sarebbe raggiunta attraverso la creazione di una società madre in Olanda, di cui gli azionisti di ciascun gruppo saranno proprietari della metà delle quote. Ognuno porterà nel matrimonio una “dote”, Fca offrirà ai francesi la via di accesso per il mercato nord-americano, e Psa metterà a disposizione le tecnologie conquiste finora nella mobilità elettrica. Questa società avrebbe come presidente Elkann e Tavares sarà amministratore delegato, oltre che membro del consiglio di amministrazione, per cinque anni. Ma mentre gli investitori di Fca esultano, quelli di Psa sono più che freddi. Secondo un analista intervistato dalla versione online del quotidiano francese Libération, la differenza si spiega con il fatto che la capitalizzazione di mercato di Peugeot è superiore a quella di Fiat Chrysler. “Con una fusione 50-50, Peugeot sta tecnicamente acquistando Fiat e offrendo un bonus ai suoi azionisti – ha dichiarato Daniel Larrouturou della società di gestione patrimoniale Dom Finance – il mercato sta prendendo in considerazione ciò e di conseguenza sta adeguando il prezzo alle azioni”. Dunque, si tratterebbe di un allineamento tecnico dei valori di Borsa delle due aziende coinvolte nel progetto di fusione, meccanismo che, però, in genere si innesca quando in un’operazione finanziaria c’è, appunto, un compratore e un acquirente: il prezzo del primo tende a scendere e quello del secondo tende a salire. Ma in questo caso, l’aggregazione non è stata presentata con tali caratteristiche.

 

Secondo alcuni analisti, la reazione opposta dei titoli si spiegherebbe con le decisioni che sono state prese sui dividendi da distribuire prima della fusione, che premiano in maniera diversa gli azionisti delle due società. Ai soci di Fca spetterà un’extra cedola di 5,5 miliardi di euro, della quale la cassaforte degli Agnelli sarà principale beneficiaria, oltre a ricevere pro quota le azioni della Comau, azienda leader nell’automazione industriale il cui valore stimato è 250 milioni di euro. Ai soci di Psa, invece, non saranno distribuiti denaro o titoli, ma la partecipazione del 46 per cento detenuta nella Faurecia, il più grande produttore di componenti auto al mondo, il cui valore è stimato in meno di 3 miliardi. Proprio questa differenza di remunerazione del capitale avrebbe fatto scattare le vendite sul gruppo francese che oggi si avvicina ai valori del futuro socio italo-americano.

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