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Benvenuta globalizzazione bancaria

Unicredit si libera di Mediobanca (per crescere) e libera Piazzetta Cuccia

Unicredit ha venduto la sua partecipazione in Mediobanca (l’8,4 per cento del capitale) lasciando un altro asset italiano da quando Jean Pierre Mustier è diventato amministratore delegato nel 2016. E’ un colpo di teatro per il ceo francese della banca italiana più internazionalizzata che con l’uscita dal fu salotto buono della finanza incassa una plusvalenza di 800 milioni di euro circa. Negli anni Unicredit con Mustier si è liberata di Pioneer e di Fineco, società di gestione del risparmio, e ora si libera della banca d’affari milanese. Dopo avere accarezzato fusioni continentali, con la tedesca Commerzbank o con la creazione di una subholding in Germania, Unicredit ha provviste per tentare un’alleanza cross-border approfittando anche della più bonaria visione tedesca per la creazione di un’Unione bancaria, come segnalato ieri da un editoriale del ministro delle Finanze socialdemocratico Olaf Scholz sul Financial Times. Quale sia la strategia di espansione di Mustier, se varcando i confini francesi più famigliari o quelli tedeschi, è da vedere. Il 12 novembre presenterà il piano industriale. Intanto avanza l’emancipazione dall’Italia portata avanti da Mustier che da sempre considera Mediobanca “non strategica”.

 

La banca ha precisato di avere chiesto “di procedere a un collocamento diversificato agli investitori, impegnandosi a non interferire con l’allocazione delle azioni”; un modo per prendere le distanze dalle ipotesi di accordi apparse sulla stampa con Leonardo Del Vecchio, salito nel frattempo al 7,8 per cento del capitale, per insidiare i vertici di Mediobanca contestando l’ad Alberto Nagel. Se da un lato, dunque, Unicredit si libera di tutto ciò che considera non più essenziale, dall’altro lato, Piazzetta Cuccia si emancipa dalla presenza ingombrante di un socio-concorrente (e, al momento, benché primo azionista singolo Del Vecchio è più isolato nel suo intento di insidiare la gestione di Nagel). Con una cessione diversificata della partecipazione, la quota di Mediobanca in mano ai fondi istituzionali sale al 40 per cento circa con la presenza maggiore di investitori internazionali. Ora entrambe le società sono più libere e pronte alla globalizzazione finanziaria. Una rivoluzione.

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