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La coda lunga dei disastri gialloverdi penalizza ancora l'economia italiana

La produzione industriale cala per il settimo mese consecutivo, mentre rallenta la redditività delle piccole e medie imprese

La produzione industriale cala per il settimo mese consecutivo. E nemmeno le pmi stanno troppo bene. E così la coda lunga dei pasticci del governo gialloverde continua a minare l'economia italiana.

 

Secondo i dati diffusi dallʼIstat, a settembre le industrie hanno prodotto lo 0,4 per cento in meno rispetto ad agosto e il 2,1 in meno rispetto allo stesso mese del 2018. A calare (nell'indice destagionalizzato) è la produzione manifatturiera (meno 0,5 per cento) oltre che il settore dell'energia (meno 1,1) e dei beni intermedi (meno 1), parzialmente bilanciati dall'aumento congiunturale dei beni di consumo (più 0,7 per cento) e dei beni strumentali (più 0,6).

 

Metallurgia, prodotti in metallo e gomma-plastica sono tra i più penalizzati, anche se il calo maggiore è per tessile-abbigliamento, giù dell'8,1 per cento. Pochi i settori in controtendenza. Tra questi c'è il comparto alimentare, che soprattutto grazie all’export, segna un aumento della produzione del 7,8.

 

E se la produzione industriale cala, le pmi rallentano la loro crescita. Secondo i dati del nuovo Report di Cerved, nel 2018 e nella prima parte del 2019 l'aumento di fatturato e profitti si è fermato, anche se ciò non ha inciso negativamente sui profili di rischio delle aziende, ulteriormente migliorati rispetto all’anno precedente. Il fatturato delle pmi è infatti in aumento in termini nominali del 4,1 per cento, anche se in calo rispetto all'aumento dell’anno precedente, che era stato del più 4,4. 

 

Le pmi si sono quindi fermate ai livelli del 2017: il valore aggiunto è salito del 4,1 per cento, mentre i costi del lavoro sono aumentati del 5,6. Ciò ha avuto effetti negativi sulla produttività e sui margini delle piccole e medie imprese. La ripresa della redditività lorda si è quasi fermata: i margini lordi sono cresciuti dell’1,2 per cento tra 2017 e 2018 (era il 3,2 per cento).

 

Anche nel prossimo triennio, secondo l'analisi Cerved, le pmi italiane continueranno a evidenziare profili solidi, pur crescendo poco in ragione di una congiuntura economica debole, al di sotto di un punto percentuale in termini reali. Nel 2019, infatti, i fatturati segneranno una netta frenata e accelereranno leggermente nel successivo biennio, mentre la redditività lorda sarà sostanzialmente ferma per poi crescere a ritmi lenti. Gli indici di redditività subiranno un'ulteriore flessione: nel 2021, al termine del periodo di previsione, il Roe (return on common equity – un indice di redditività del capitale proprio) si attesterà al 10,4 percento (dall'11 del 2018). Ciò nonostante, il rafforzamento patrimoniale e il calo della rischiosità dovrebbero proseguire, anche se più lentamente rispetto al passato.

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