“Dire no al Mes significa dire no all'Euro”, ci dice Renato Brunetta
"Scegliamo la logica del pacchetto, prendere quindi tempo e ridiscutere, insieme al Fondo salva stati, anche il progetto europeo di Unione Bancaria". Parla il deputato di Forza Italia
Roma. “Si può scegliere la logica del pacchetto, prendere quindi tempo e ridiscutere, insieme al Mes, anche il progetto europeo di Unione Bancaria. Oppure si può scegliere la logica del carciofo, approviamo il Mes e poi ci occupiamo di Unione Bancaria. Io credo che sia da preferire la logica del pacchetto anziché quella del carciofo”. E dunque, per Renato Brunetta, protagonista alla Camera, durante l’informativa del premier Giuseppe Conte, dell’intervento più puntuale e ragionevole, insomma da professore, al momento lo stato dell’arte è questo: “Non c’è una maggioranza parlamentare pronta ad approvare il Mes. Lega e Fdi sono contro. M5s è per la linea della modifica, Leu è della stessa opinione: modifiche e rinvio. Solo il Pd e Italia viva sono a favore. Poi c’è Forza Italia che, come ho già espresso, pensa chiaramente che la cosa migliore da fare sia quella di prendere tempo per risolvere tutte le criticità e quindi rilanciare”. Innanzitutto, può spiegarci perché si è tornato a discutere nuovamente di Mes? “Occorre tornare indietro alla risoluzione del 19 giugno. Oggi non ci troveremmo di fronte a questo stato di tensione se si fosse seguito quanto avevano stabilito, in una risoluzione, M5s e Lega”. Anche la Lega? “Basta riprendere la risoluzione 6-00076 a firma del deputato leghista Riccardo Molinari e del deputato pentastellato Francesco D’Uva. Basta rileggere gli ultimi quattro punti. Era già stato tutto scritto”. Cosa? “Leggiamo l’atto: ‘Confermare l’impegno a opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni paesi verso percorsi predefiniti di ristrutturazione’”.
E ci sono altri tre punti che Brunetta con un pennarello sottolinea, punti che senza urla, di fatto, consegnavano a Giuseppe Conte un mandato chiaro. E’ quella che Brunetta chiama la logica del pacchetto, servirsi del Mes per negoziare una riforma di sistema. “Io sono rispettoso del dibattito parlamentare e infatti penso che bisogna trovare tutti gli spazi per risolvere le criticità che il Mes presenta. Per intenderci, quelle sollevate da Bankitalia e Abi, nonché quelle che stanno emergendo anche all’interno del Parlamento europeo. Io sono rispettosissimo, ma pretendo chiarezza. Se si dice ‘no’ al Mes, dobbiamo essere consapevoli che diciamo ‘no’ anche all’unione bancaria e che la conseguenza è solo una: dire ‘no’ all'euro. Dire 'no' al rafforzamento della Ue”. Ma davvero il Mes è così necessario? “Gli stati che appartengono a un'Unione monetaria come l'euro hanno bisogno di un meccanismo assicurativo qualora un paese venga colpito da shock asimmetrici o qualora i suoi conti pubblici prendano una direzione irresponsabile”. Insomma, per Brunetta rinviare è perfino un'occasione, ma solo se quelle forze che criticano il Mes offrono nuove soluzioni. “E una volta per tutte ripetiamo che non è stato firmato nulla. Faccio notare tuttavia che le posizioni di Lega, sul no secco al Mes, e di Fdi, sono in contrasto con le loro recenti dichiarazioni. Soprattutto quelle di Salvini”. Il Salvini europeista? “Si. Vedete, il Mes è uno strumento di assicurazione comune che consente ai paesi di non essere travolti. In un'ottica federale non ce ne sarebbe stato bisogno. Non lo siamo e quindi occorre prevedere strumenti come il Mes che sono necessari appunto per assicurarsi. Ebbene, in una Europa dotata di moneta unica, proprio per questa ragione, occorre pensare a un’unione bancaria”.
E se non si fosse miopi si potrebbe pensare a una unione bancaria dove, secondo Brunetta, “non bisogna far passare la clausola Shauble-Sholtz, proposta inaccettabile ed eversiva per il nostro sistema, proposta sulla ponderazione dei titoli posseduti dalle banche in ragione del proprio rating”. Se ne parlerà a maggio. “Abbiamo questi mesi per portare avanti una logica di package approach: riforma del Mes, unione bancaria e bilancio europeo. Tutto dipende, a questo punto, dall’intelligenza dei nostri interlocutori in Europa. Ieri, il presidente dell’Eurogruppo, Centeno, ha tagliato corto dicendo che si deve approvare il Mes, a dicembre, al più tardi a gennaio. Posizione questa sì miope e per certi versi irresponsabile”. E’ tutta colpa, sempre, della “cattivissima” Europa nei nostri confronti o magari anche un po’ nostra? “L’Italia potrebbe per paradosso uscire dall’angolo. Potrebbe, ancora, diventare una forza propositiva e costruttiva. Per fare questo, il Parlamento deve dare un mandato chiaro a Conte”. E, magari, si potrebbe iniziare a interrogarsi su altro. “Osservo che ci stiamo dilaniando sul Mes tardivamente e forse inutilmente. Perché non mettere altrettanta determinazione per costituire un fondo per la crescita europea. Perché non trasformare il Mes in un fondo anche per la crescita? Ecco, io mi auguro che la prossima settimana, in vista del Consiglio europeo, quando si riparlerà di Mes, il Parlamento abbia questa intelligenza strategica e questa coesione necessaria”.