È lo strumento migliore per la flessibilità pensionistica: sostenibile, strutturale, di mercato e non impatta sul bilancio
Il 31 dicembre è ufficialmente scaduto Ape volontario, una misura varata in via sperimentale dal governo Renzi per permettere il prepensionamento, sotto certe condizioni, dei lavoratori italiani. In effetti, è legittimo non ricordarsene, visto che questa misura sembra completamente scomparsa dai radar del dibattito pubblico, in favore della sua “cugina sovranista” Quota 100. Ape volontario è entrato in vigore a maggio 2017, ed è stato monitorato dall’Inps per un solo anno: da quando il primo governo Conte si è insediato non se ne sa più nulla. Da allora non ci sono dati sul numero di domande, di accettazioni, sulla composizione della platea e sugli importi richiesti e versati. Nulla. Ed è strano descrivere una misura come “sperimentale” senza poi fornire i dati per capire come procede l’esperimento. Anche il tempismo è sospetto, visto che i dati si fermano proprio a maggio 2018 – un mese prima del giuramento del governo gialloverde. A oggi, una valutazione complessiva della misura resta impossibile.
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