I problemi economici, soprattutto quelli strutturali, non spariscono ignorandoli né possono essere risolti per via lessicale
Roma. Per l’Italia il 2019 si è concluso con un debito pubblico in crescita, arrivato al 135,7 per cento del pil, il livello più elevato della storia repubblicana. In circa un decennio, quello della doppia recessione da cui l’Italia non si è ripresa (il pil non ha ancora raggiunto il livello pre crisi), il debito è salito di oltre 30 punti ed è ben al di sopra della media dei paesi europei e delle economie avanzate. E’ anche oltre gli elevati standard domestici. Per trovare un livello superiore bisogna tornare al Dopoguerra, non il secondo ma il primo, quando dopo l’enorme indebitamento contratto per finanziare la Grande Guerra e il biennio rosso il debito pubblico italiano ha raggiunto il 160 per cento del pil nel 1920. Non è poi un record così distante se si considera che, tenendo conto del deterioramento delle finanze pubbliche anche a causa della dinamica demografica sfavorevole, il debito è destinato a crescere in maniera quasi automatica: secondo le proiezioni a medio termine della Commissione europea il rapporto debito/pil aumenterebbe di almeno 10 punti nel prossimo decennio, mentre secondo quelle del Fondo monetario internazionale in un quindicennio il debito pubblico salirebbe al 160 per cento del pil. Esattamente allo stesso livello record di 100 anni fa.
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