Dopo l’approvazione della legge di Bilancio, segnata dalle polemiche sulle microtasse, potrebbe essere utile immaginare soluzioni per irrobustire le entrate dello stato su scala ben maggiore senza imporre nulla ai contribuenti. Anzi, offrendo loro una preziosa opportunità. La materia sulla quale esercitarsi a tal fine è la contribuzione previdenziale. Se rivolta all’Inps, tale contribuzione, fiscalmente deducibile, costituisce un’entrata nel bilancio pubblico. Se invece è rivolta ai fondi assicurativi o negoziali, rimane nell’ambito del settore privato, pur godendo anch’essa di deducibilità fiscale entro certi limiti quantitativi. L’idea è quella di offrire ai lavoratori dipendenti e autonomi la facoltà di integrare la propria posizione contributiva pubblica con versamenti aggiuntivi. La facoltà, ripeto, non l’obbligo. La finanza pubblica ne avrebbe un beneficio di svariati miliardi che verrebbe dopo il beneficio diretto per i lavoratori. I fondi pensione, infatti, non hanno dato fin qui prestazioni entusiasmanti. E domani, al tempo dei tassi zero se non addirittura negativi, non potranno risalire la china se non prendendo sempre più rischi alla ricerca di rendimenti accettabili. E’ dunque arrivato il momento di proporre un’alternativa.
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