A dicembre l'occupazione italiana è tornata a calare
Nel rapporto dell'Istat una fotografia al mercato del lavoro: contratti permanenti in calo, mentre il tasso di disoccupazione si mantiene tra i più alti dei paesi europei
A dicembre sono stati sottoscritti 75 mila contratti di lavoro in meno rispetto al mese precedente. E' la flessione più marcata da quasi quattro anni a questa parte, corrispondente a un meno 0,3 per cento. Nel rapporto dell'Istat sull'andamento del mercato del lavoro diffuso oggi il saldo su base annua rimane positivo, con l'occupazione cresciuta di 136 mila unità (più 0,6 per cento) rispetto a dicembre 2018. Ma il crollo dell'ultimo mese vanifica quasi completamente la crescita registrata nei due mesi precedenti.
Andando più nel dettaglio, la gran parte dei rapporti lavorativi cessati sono permanenti (meno 75 mila, sempre rispetto a novembre 2019), mentre si è registrata una crescita dei contratti a tempo determinato (più 13 mila). Nello stesso periodo il calo degli autonomi è stato di 16 mila unità, attestando al livello di 5 milioni e 255 mila i soggetti interessati da questa tipologia di contratto, mai così pochi dal 1977, quando l'Istituto di statistica ha iniziato a redigere questo tipo di ricerche.
Euro area #unemployment at 7.4% in December 2019; lowest rate since May 2008. EU at 6.2% - lowest since the start of the series https://t.co/xnGjw0nTkh pic.twitter.com/82Gnm65OH9
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) January 30, 2020
La flessione dell'occupazione, continua il rapporto, “riguarda soprattutto gli uomini e le classi d’età centrali, così come i dipendenti che tornano a diminuire dopo quattro mesi di espansione”. Cresce il tasso di inattività, e cioè chi non studia né cerca lavoro, tranne che nella fascia d'età 15-24 anni, mentre rimangono stabili il tasso di disoccupazione (9,8 per cento) e disoccupazione giovanile (28,9 per cento). Pur essendo in calo rispetto a 12 mesi fa – a dicembre 2018 era al 10,4 per cento -, il tasso di disoccupazione rimane sensibilmente più alto rispetto alla media dei paesi Ue, che secondo gli ultimi dati Eurostat si fissa al 6,2 per cento, il dato migliore dal 2000 (mentre per l'area Euro è al 7,4 per cento, al livello più basso da maggio 2006).