La Borsa e il pil
Piazza Affari cresce, l’economia no: il governo metta in sicurezza i conti. Parlano Monticini e Codogno
Milano. A parte una piccola impennata nella giornata di ieri, lo spread tra btp e bund tedeschi è tornato ai livelli (130 punti base) in cui era a maggio 2018, prima che a Palazzo Chigi si insediasse il governo gialloverde. La Borsa, dopo qualche seduta incerta a inizio anno per effetto del coronavirus, ha consolidato i rialzi dell’ultima parte del 2019 e oggi è tornata addirittura sui livelli del 2008, prima della crisi finanziaria. Insomma, sui mercati regna l’ottimismo e questo clima sembra stridere con un quadro economico in netto peggioramento, come dimostrano il crollo della produzione industriale e previsioni di crescita per il 2020 vicine allo zero. Ma i mercati finanziari non rispecchiano in tempo reale quello che succede nel ciclo economico, come spiega al Foglio Andrea Monticini, docente di econometria finanziaria all’Università Cattolica di Milano, e, oltretutto, l’Italia vive in un contesto mondiale in cui c’è abbondanza di liquidità con l’attesa che questa non diminuisca affatto, visto l’orientamento della Fed. “Anche la politica accomodante della Bce sta favorendo l’ottimismo dei mercati e l’Italia beneficia di questo e di una ritrovata stabilità, almeno fino a questo momento, del quadro politico – dice Monticini –. Per come ragionano gli investitori, il rischio di un governo populista che proponga l’uscita dall’euro si è molto ridotto. Ma lo spread non riesce a calare ulteriormente perché permane l’incertezza percepita rispetto alle politiche fiscali di un paese fortemente indebitato”.
L’Italia, insomma, non rappresenta più un potenziale rischio per l’Eurozona come un anno fa, ma può essere un pericolo per se stessa, se non esce dal tunnel della stagnazione. Che cosa si può fare? “Tanto per cominciare, il governo dovrebbe chiarire le sue priorità di politica economica con annunci chiari – continua Monticini –. Far comprendere, per esempio, agli investitori esteri come intende muoversi su vicende come Ilva e Alitalia aiuterebbe l’Italia a recuperare credibilità sul piano internazionale. In secondo luogo, dovrebbe aumentare l’avanzo primario con una gestione più oculata delle finanze pubbliche. Questo servirebbe a creare dei cuscinetti per poter affrontare choc imprevisti a livello globale. Regole certe e gestione accorta dei conti pubblici rafforzerebbero la percezione di stabilità dell’Italia inducendo le agenzie di rating a migliorare il proprio giudizio. Così si attirerebbero nuovi investimenti, nazionali o esteri, generando crescita e occupazione. Non credo ci sia un’altra strada”.
Intanto, il vento che tira sembra andare da tutt’altra parte. E il peggioramento delle previsioni di crescita per il 2020, annunciate dall’Ufficio parlamentare del bilancio (+0,2 per cento rispetto allo 0,6 per cento previsto dal governo) pone un problema di sostenibilità del debito pubblico secondo l’economista Lorenzo Codogno (LC Macroadvisors ed ex capo economista del Mef). Come potrebbero variare i parametri del bilancio pubblico? “L’impatto sarebbe peggiorativo nella misura dello 0,3 per cento, il che vuol dire che il deficit salirebbe almeno al 2,5 per cento rispetto al 2,2 per cento stimato dal governo, e, per inciso, le mie previsioni di crescita per il 2020, sono -0,1 per cento”, precisa Codogno.
Per contro, va detto che sempre quest’anno ci sarà un risparmio in termini di minor spesa per interessi sui Btp che, secondo stime non ufficiali, potrebbe essere pari a circa 2 miliardi. Come saranno spesi questi soldi sarà il tema della prossima finanziaria. “Non saranno affatto spesi – ribatte Codogno –. Serviranno a coprire parzialmente le clausole di salvaguardia che valgono l’1,2 per cento del pil sul 2021. Quindi bisognerà racimolare ancora molti quattrini, che in parte arriveranno dalla migliore compliance fiscale, ma per il resto bisognerà adottare misure restrittive”. Allora la finanziaria per il 2021 non si presterà a manovre espansive? “Ripeto, bisognerà rimpiazzare le clausole di salvaguardia e visti i possibili scostamenti dalle stime previsionali e i chiari di luna per l’economia mondiale, non sarebbe male costituire un buffer per affrontare un’eventuale recessione”.