Ministri per il Papeete
Stessa spiaggia senza gare. Perché Francesco Boccia, come Salvini, è per la proroga delle concessioni balneari
Milano. Deve essere una questione di quote, ogni governo Conte deve avere un ministro che si occupa del futuro del Papeete: ieri Matteo Salvini, oggi Francesco Boccia. Lo stabilimento preferito dal ministro dell’Interno e le altre 25 mila imprese che hanno in concessione quasi due terzi della costa italiana devono ringraziare il ministro degli Affari regionali perché ha confermato la linea del governo Conte – ma il numero 1, quello gialloverde – sulle concessioni delle spiagge italiane. Pagate poco più di 100 milioni di euro e capaci di generare un giro di affari di circa 15 miliardi secondo le stime di Nomisma, le nostre coste sono state riaffidate senza gara per altri 15 anni, cioè fino al 2033, ai vecchi proprietari con la legge di Bilancio 2019 e grazie a voti trasversali.
Peccato che, come ribadito dalla Commissione e dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, quelle concessioni rientrano nell’ambito di applicabilità della direttiva Bolkestein e devono quindi essere messe a gara. E non vale, hanno argomentato tra l’altro i giudici, la scusa degli investimenti visto che possono essere posti come condizione proprio nella gara pubblica. Il Parlamento che ha votato quelle norme – a distanza di 12 anni dalla direttiva e a due dalla sentenza della Corte – ci ha dunque fatto imboccare in quarta la corsia preferenziale verso una procedura d’infrazione e una multa che poi dovrebbero pagare gli stessi italiani che pagano anche le sdraio e gli ombrelloni degli stabilimenti balneari oltre alle tasse ai governi che quelle spiagge concedono in offerta (ci sono regioni come la Campania dove l’obbligo di spiaggia libera è appena il 20 per cento mentre i canoni per metro quadro tra i 101 e i 300 metri dalla battigia sono passati dagli 0,63 euro del 2007 agli 0,73 euro di oggi).
Lo sanno tutti che stiamo infrangendo la legge – oltre che anni di dichiarazioni retoriche in difesa dei “beni comuni” – tanto che molte regioni, che hanno competenza sul demanio marittimo, e molti sindaci, che gestiscono gli affidamenti, si sono trovati a non saper cosa fare (altri invece come la Sicilia si sono già adeguati). Lo ha spiegato lo stesso ministro Boccia raccontando di aver ereditato un “tutti contro tutti”, un caos tra presidenti di regione, primi cittadini e “operatori”. “Noi avevamo sostenuto la tesi dei 15 anni, nella misura in cui ci fosse stato un dpcm (decreto della presidenza del consiglio dei ministri, ndr), che quel governo avrebbe dovuto fare entro il 30 aprile 2019 e che non è mai stato fatto, spiegando a Bruxelles quali erano le caratteristiche delle nostre spiagge, delle concessioni, le differenze”.
Ma non c’è problema, ha rassicurato il ministro, perché il governo Conte II è pronto a finire l’opera del Conte I. Ecco come: alla conferenza stato-regioni Boccia chiederà ai presidenti di completare entro il 31 marzo la mappatura regione per regione delle concessioni esistenti. Nel frattempo ci sarà un tavolo di coordinamento con i ministri Franceschini (Beni culturali), De Micheli (Trasporti) e Amendola (Affari europei), il quale sarà incaricato di negoziare con Bruxelles ma con il peso di altri tre dicasteri a sostenerlo: “Tutti speriamo in quei tempi decisi dal Parlamento italiano”. Ma, ha rivendicato Boccia, “noi apparteniamo a un’altra scuola di pensiero, su questo sottolineo la differenza profonda sul piano politico e culturale con un certo tipo di parte politica. Noi non sbattiamo i pugni sul tavolo e noi ci parliamo e quando serve costruiamo strade nuove”.
Nuove mica tanto, visto che anche Graziano Delrio da ministro dei Trasporti aveva usato la strategia del negoziato per ottenere rinnovi per le concessioni autostradali. Quelle che hanno fatto guadagnare al Pd gli insulti del M5s che ora governa col Pd e che però quando governava con la Lega ha deciso allo stesso modo per il rinnovo delle concessioni balneari. Nel caso delle autostrade, come ha spiegato al Foglio l’ex chief economist Ue per la Concorrenza Tommaso Valletti, la Commissione si è dovuta battere per imporre più condizioni a tutela dei cittadini italiani e sappiamo che ne sarebbero servite di ben più stringenti.
Sulle spiagge però Boccia tira dritto: “Fidatevi dello stato. Diciamo ai sindaci di non tornare indietro e di non recedere dagli impegni assunti chi li ha già assunti. (...) l’Italia avrà una rotta chiara per chiudere un accordo serio e costruttivo”. Per i prossimi 15 anni non cambiare, stessa spiaggia, stesso proprietario di stabilimento balneare.