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Effetti collaterali del coronavirus: la nazionalizzazione di Alitalia

Andrea Giuricin

Nel decreto Cura Italia anche un intervento per aiutare la compagnia di bandiera. L'ipotesi è che si arrivi a un salvataggio di Stato. L'ennesima beffa per i contribuenti italiani

Il Governo si appresta a nazionalizzare Alitalia con la scusa del coronavirus. Secondo l’ultima bozza del decreto, dovrebbero arrivare altri 600 milioni di euro per la compagnia aerea che negli ultimi due anni e mezzo ha bruciato 1,5 miliardi di euro dei contribuenti italiani.

Alitalia perdeva già oltre 2 milioni di euro al giorno nei primi due mesi del 2020 e la crisi del coronavirus ha solamente aggravato una situazione già insostenibile.

 

La gara per la vendita, che scadrà tra due giorni, è stata un ottimo modo per sprecare altri soldi per un processo di fatto inutile: cercare infatti di vendere una compagnia aerea perennemente in perdita nel peggior momento dell’aviazione globale dimostra che il governo non ha nemmeno compreso i tempi.

 

La situazione è però davvero tragica per tutto il settore. Il calo del traffico è ormai superiore al 90 per cento per il trasporto passeggeri. E il governo di fatto interviene solo per una compagnia, lasciando affondare il resto del trasporto italiano. Qualcuno è più uguale di altri.

 

Nella bozza del decreto, infatti, c'è solamente un altro intervento per finanziare la cassa integrazione speciale del trasporto aereo per 200 milioni di euro, che comunque andranno anche ad Alitalia. Una compagnia che trasporta meno dell’8 per cento dei passeggeri da e per l’Italia, nonostante i grandi aiuti statali ricevuti negli ultimi anni e che ha visto la propria quota di mercato ridursi in maniera pressoché costante.

 

Non vale nemmeno la scusa che Alitalia è utile per fare rientrare gli italiani dall’estero. Fare rientrare gli italiani dall’estero non è mai stato così caro, e molto probabilmente queste centinaia di milioni di euro sarebbero stati sufficienti a pagare voli privati con aerei business per tutti gli italiani all’estero.

Oltretutto altre compagnia stanno facendo rientrare gli italiani in questo momento.

 

Lo spreco di soldi pubblici degli anni scorsi si somma dunque a questi ulteriori 600 milioni di euro, proprio quando l’Italia deve scegliere come spendere le risorse sempre più scarse. Proprio oggi  il BTP decennale ha superato la soglia psicologica del 2 per cento e la recessione durissima peggiorerà la situazione finanziaria del paese.

 

E invece il governo ha deciso di inserire nel testo un intervento per Alitalia, un “pozzo senza fondo” per le tasche del contribuente italiano, visto che è costata circa 9 miliardi di euro negli ultimi 12 anni.

Solo per fare un confronto con questi soldi il contribuente italiano si sarebbe ora potuto comprare quasi tutto il settore aereo europeo, incluse AirFrance-KLM, Lufthansa, SAS, Norwegian, Finnair e anche Easyjet.

 

Ma il vero problema è che il governo non sembra avere compreso che questi soldi potrebbero durare 4-5 mesi, vista la situazione del trasporto aereo, e che in inverno potrebbe essere necessario intervenire nuovamente con i soldi del contribuente.

 

Non solo, tra le norme inserite nella bozza del decreto anche quella che prevede la creazione di una nuova compagnia a trazione statale e la contemporanea nascita di una BadCO, una “cattiva compagnia” alla quale conferire tutti i debiti.

Una BadCO che sarebbe l’ennesima beffa per i creditori di Alitalia, vale a dire i fornitori del trasporto aereo che saranno messi ancora più in difficoltà, e per tutti gli italiani che hanno visto i loro soldi utilizzati nei prestiti ponte.

Altro che decreto “cura Italia”. Qui si sta preparando un altro “salasso” per il contribuente italiano.

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