E’ la vendetta dell’economia finanziaria, dei banchieri, dei sorosiani di tutte le risme, fra l’altro. Nel 2008 il presupposto ideologico della crisi fu questo: le cose andavano talmente bene sul terreno che lo speculatore infido nel suo delirio di onnipotenza s’inventò tutte quelle gabole fictional di denaro contro denaro, titoli contro titoli senza contropartita nella realtà, e ci mise tutti nei pasticci. Ora la finanza internazionale si è rivelata innocente, bambina tremolante in un primo stadio, vittima dell’economia reale chiusa letteralmente in casa dal dilagare della pandemia; stavolta non erano tutti quei patti finanziari impuri all’origine del caos dissolutivo, il meccanismo non era top down ma l’opposto, era la chiusura delle fabbriche, delle attività di spesa e di consumo delle folle, era il panico vero, non procurato artificialmente da figurine del Finanzkapital alla Grosz, paura per la salute pubblica, una cosa tangibile che non fa vendere macchine e non le fa produrre, che a parte sezioni decisive ma laterali del settore agricolo, imponeva la liquidazione non virtuale di filiere intere della ricchezza, il turismo, gli aerei, i treni, una quantità di servizi concreti, tutto chiuso, sportelli chiusi, smart working a sostituire l’hard working che aveva fallito a contatto dell’orrendo virus corona.
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