Che ne sarà dell’Europa, della finanza, della Cina, della guerra dei dazi, e della grande America. Come la pandemia cambierà la geopolitica
Dicono che nulla sarà come prima. Dicono che nessuno di noi sarà più lo stesso perché questa non è una pandemia, ma un Pandemonio con la maiuscola come la capitale dove i diavoli si riunivano in conciliabolo nel “Paradiso perduto” di John Milton. Lo dicono e così sia. Nessuna delle generazioni nate dopo il 1945 ha visto nulla di simile, come si può essere pronti a reagire in modo efficiente e razionale? E’ vero, ci aveva avvisato David Quammen con il suo libro “Spillover”, però era stato pubblicato otto anni fa. Non ci aveva avvertito anche Robert Shiller molto tempo prima che scoppiasse la crisi finanziaria del 2008? Non sono mai mancate voci che gridano nel deserto. L’Organizzazione mondiale della sanità a settembre metteva in guardia da una possibile pandemia con conseguenze respiratorie, però non spiegava né come né quando né dove sarebbe scoppiata, tanto meno individuava il virus killer. C’era stata una simulazione, ma si pensava che l’attacco arrivasse dal Brasile. Così vediamo rovinare vite umane, famiglie, imprese, strutture portanti della economia e della società, persino la pratica della religione con le chiese, i templi, le moschee chiuse e quella tonaca bianca del Papa che vaga in una città deserta. Eccoci qua, sequestrati dalla natura matrigna, sotto il manto oscuro del pessimismo cosmico che getta nella spazzatura l’idea di progresso e i progressisti.
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