Velocità, nella stagione del contagio, è una parola cupa, tetra, angosciante, che tende a essere associata unicamente al grande incubo di questi giorni, ovverosia alla velocità con cui la malattia dilaga, alla velocità con cui i pazienti si infettano, alla velocità con cui gli infettati muoiono, alla velocità con cui gli ospedali si riempiono, alla velocità con cui i cimiteri esplodono. La velocità, nella stagione del contagio, è una parola che ciascuno di noi associa a un’emozione negativa, a quel groppo che si forma nelle nostre gole ogni giorno alle 18, quando non c’è trend positivo sui nuovi contagiati, che anche ieri sono stati un po’ meno del giorno precedente, che riesca a farci dimenticare la velocità con cui il virus ogni giorno si porta via centinaia e centinaia di persone.
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