Il muro tra fisico e virtuale sta crollando. L'emergenza sanitaria lo dimostra
Come il lockdown cambierà il mondo del lavoro, la capacità di un’azienda di organizzarsi, di continuare l’attività. Intervista a Carlo Caporale, ad di Wyser Italia
Una delle più innovative società digitali italiane ha fatto sapere su Linkedin di essere riuscita con successo a gestire un evento tutto online con oltre sei ore di diretta streaming: quasi 2.000 iscritti e una media di 700 connessi, con picchi di 1.500. È chiaro che si tratta di un caso estremo che mette in luce le capacità di un mondo già abituato all’uso di tecnologie sofisticate, ma dai numeri si intuisce che è stato superato un confine, che il muro tra dimensione fisica e quella virtuale sta crollando per effetto di una straordinaria emergenza che probabilmente obbligherà ancora a lungo a mantenere le distanze tra le persone. E allora, ci si domanda come tutto questo cambierà il mondo del lavoro, la capacità di un’azienda di organizzarsi, di continuare l’attività anche quando un codice Ateco dice che deve fermarsi.
Tra gli osservatori più attenti di questo cambiamento ci sono le società che si occupano della ricerca di personale, che vedono riflettersi nelle richieste che stanno ricevendo in questi giorni una nuova prospettiva. “La pandemia sta costringendo le imprese a riflettere sulla propria organizzazione interna e sta emergendo l’esigenza di un ricambio manageriale che rappresenta anche un salto culturale – dice al Foglio Carlo Caporale, amministratore delegato di Wyser Italia, azienda di Gi Group specializzata nella ricerca di profili medio-alti – A tendere ci sarà sempre più bisogno di persone che abbiano la capacità di gestire il lavoro a distanza di team anche molto numerosi a cui dare motivazione e obiettivi chiari. Nell’immediato, c’è urgenza di figure altamente specializzate per far funzionare reti e server a un ritmo più accelerato e anche per proteggerle da attacchi esterni. In questo periodo la domanda di risk manager ed esperti di cyber security è aumentata del 100 per cento. Anche gli hacker etici sono molto richiesti per la loro capacità di costruire anticorpo nei sistemi informatici”.
Il crash del sito dell’Inps nei giorni scorsi è la dimostrazione che la gestione di queste infrastrutture e la capacità di tapparne le falle in tempo reale è indispensabile per concepire una società in cui si convive con un virus che, come succede in Giappone con i terremoti, mette ciclicamente alla prova la tenuta di tutto il sistema. E senza uomini e mezzi adeguati l’assetto economico non può reggere. In realtà, come fa notare lo stesso Caporale, alcune di queste tendenze sul mercato del lavoro erano già visibili da qualche tempo, ma dopo lo scoppio del coronavirus c’è stata una straordinaria accelerazione verso nuovi modelli, che implicano anche la valorizzazione di caratteristiche umane, come la trasversalità, la flessibilità, l’empatia.
Il virus, insomma, non solo cambierà le competenze richieste ma spingerà un cambiamento nei comportamenti di chi ha ruoli di responsabilità nelle aziende. “Se bisogna entrare nella quotidianità di un collaboratore vedendo il gatto che vola sul divano, i bambini che ronzano intorno e i pensili della cucina sullo sfondo, è fondamentale il modo di porsi, la capacità di mettere a proprio agio e allo stesso tempo di motivare. Temo che l’epoca del manager all’italiana, orientato al controllo fisico del lavoratore, sia terminata. La diffusione improvvisa e generalizzata dello smartworking premierà i manager capaci di far lavorare gli altri valutando il risultato finale e le aziende che riconvertiranno i quadri in questa direzione saranno avvantaggiate”, riflette l’ad di Wyser, secondo cui questa mutazione genetica del manager sarà trasversale ai settori produttivi.
Diverso è il caso della logistica, in cui pure si registra un incremento di domande di persone in grado di far funzionare piattaforme per la distribuzione di beni e servizi, dai supermercati alle aziende sanitarie, in cui a prevalere sono le capacità tecnico-organizzative. “Le aziende saranno chiamate a grandi investimenti tecnologici e i manager che le mandano avanti a un salto culturale, anche estetico. Personalmente, e non l’avrei mai creduto, comincio anche ad avere dei dubbi sull’uso della giacca e della cravatta. Guardando virologi e scienziati parlare in tv, risultano autorevoli anche quando si collegano dalla camera da letto indossando un maglione”.