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C'è una buona idea per non chiudere bottega (e botteghe)

Giuliano Ferrara

Tre bocconiani da urlo hanno creato dei buoni digitali per salvare le piccole attività. Meraviglia da studiare

Ognuno può dare il suo contributo alla riapertura, espressione minimalista che starebbe per ricostruzione. Jack Dorsey, di Twitter, ha dato un esempio di braccio lungo davanti a alcuni casi di braccino corto: ha stanziato un miliardo di dollari per la ricerca epidemiologica a lungo termine. Ma non tutti siamo in grado di imitarlo. Però un gruppo di ragazzi distribuiti tra Pavia, Imperia e Barcellona, tutti italiani e esperti in business digitale, hanno avuto un’idea, si direbbe, molto notevole. Presupposto: manca liquidità a artigiani, negozianti e piccoli esercenti e imprenditori esposti nella filiera del mercato di prossimità, tipo il pizzettaro di sotto dove in tempi ordinari vai a mangiare la margherita una volta a settimana, il ristorante della domenica dei pastasciuttari, il barbiere che ti ha fatto l’ultimo taglio, il bar di piazza, la libreria di quartiere, il negozietto etnico dei bangla, il calzolaio, il venditore di sneakers, il materassaio, la boutique che non impegna, il negozio di lampadine, e altro. E’ tutta gente che ha chiuso bottega, alcuni avranno licenziato o dismesso i pagamenti ai dipendenti, magari pochi nella conduzione parafamiliare del business, altri no, fanno fronte finché possono con le riserve e sovvenzioni minuscole, ma tutti hanno smesso di incassare, e un commercio in cui si paga e non si mette niente in cassa a fronte di prestazioni e vendite è un passo sicuro verso il fallimento e la disdetta. Svolgimento (dell’idea di questi tre bocconiani): hanno messo su una piattaforma, www.helpmi.me, alla quale senza costi ci si può iscrivere, indicando carattere e localizzazione del proprio business su una carta consultabile da tutti, compresi ovviamente clienti e consumatori. Sostanza: se molti clienti, affezionati clienti o clienti occasionali, decidono di dare un contributo alla ripresa dal lato dei consumatori, allora possono cercare il loro pizzettaro, il loro barbiere, la libreria, l’etnico eccetera, e trovarlo sulla mappa della piattaforma di business digitale, niente di così complicato.

 

 

Conclusione: se famiglie e pensionati e altri soggetti di consumo hanno accumulato un minimo di liquidità a risparmio, dai cinquanta euro in su, il meccanismo proposto stimola a investire con un clic in help bond, cioè in buoni, che trasferiscono liquidità a queste attività commerciali di un mondo dal quale siamo tutti segregati ormai da un mese, un mese e mezzo, e lo saremo ancora per qualche settimana se va bene, con il risultato che ricevono una lettera di ringraziamento dal titolare e possono riscuotere questo bonus, passata la tempesta, andando a mangiare la pizza o a farsi tagliare la barba o a prendere le pasterelle o a comprare qualche libro, e le imprese che ricevono in anticipo la liquidità come incentivo a restare aperte, a regolare con un aiuto dei clienti i loro flussi finanziari, a tenere botta, restituiranno il favore, a loro piacimento, facendo valere un po’ di più il bonus, e quindi offrendo una prestazione scontata (e questo è l’incentivo economico che potrebbe promuovere la campagna di spesa anticipata di prossimità dei consumatori di quartiere). Se diventasse una piattaforma di successo, se molti si iscrivessero, i consumatori e clienti li cercassero e decidessero a favore degli help bonus, bè, il contributo dal lato del consumo alla ripresa potrebbe diventare una benefica attività pulviscolare. 

 

Con il solo uso di una cartina, di un clic, ricordando i luoghi dove uno avrebbe voglia di tornare dopo lunga quarantena e che avrebbe piacere di aiutare in anticipo affinché non chiudano e non lascino vuota del suo quadro la cornice dell’ambiente precedente la pandemia e la sospensione delle attività. Certo, se poi le attività non riprendessero e chiudessero i battenti, i proprietari di bonus ce l’avrebbero in quel posto. Ma per gli economisti è un rischio ordinario, che però il bonus stesso potrebbe aiutare a scongiurare, a fronte di uno sconto sicuro e del gusto di una buona azione economica a vantaggio dell’utilità propria e generale. Ben trovato, giovani talpe.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.