Mascherine, tute e ventilatori. Con i cieli vuoti a volare sono rimaste le merci
Con il crollo dei voli per gli spostamenti delle persone sono cresciuti invece quelli cargo e i trasporti di materiale sanitario. Così gli aeroporti di Roma sono diventati un hub logistico nella lotta al Covid-19
Roma. Nel mese di marzo, in poche settimane, il traffico aereo nei cieli italiani si è quasi azzerato. Le immagini che meglio raccontano il tracollo sono quelle fornite dai siti che monitorano il traffico in diretta: uno sguardo alle mappe rende bene l’idea di come la pandemia sia riuscita a fermare all’improvviso i movimenti di milioni di persone. Eamonn Brennan, direttore generale di Eurocontrol, ha messo a confronto un giorno qualsiasi di aprile, venerdì 3, con un anno fa, e ha calcolato che la contrazione dei voli nello spazio aereo italiano è pari al 92 per cento. In altre parole, nell’arco di un giorno, solo 416 voli hanno attraversato i nostri confini aerei. Ma di persone, a bordo, se ne contano ben poche.
A differenza di un anno fa, raccontano i dati di Eurocontrol, è cambiata molto anche la tipologia di aerei in transito. I voli commerciali viaggiano per lo più vuoti, se escludiamo poche eccezioni come gli italiani all’estero che lentamente continuano a rientrare da altri paesi, e per questo le compagnie aeree hanno cancellato quasi tutto il traffico programmato: nell’intera Europa era pari all’83 per cento il 2 aprile del 2019, una quota che è scesa al 39 per cento il 31 marzo scorso. Il segmento cargo, invece, ha guadagnato quota, passando dal 4 per cento di un anno fa al 22 per cento di oggi. Nonostante la crisi generale le merci non si fermano, come hanno ribadito a più riprese diversi provvedimenti europei e italiani, perché l’approvvigionamento di beni essenziali non può in alcun modo essere messo a rischio. In viaggio non ci sono solo generi alimentari e altre merci strategiche per l’industria e il commercio, ma anche il materiale sanitario al centro degli accordi che l’Italia sta stringendo nelle ultime settimane con i paesi esteri. Gli aeroporti italiani che restano aperti svolgono per questo un ruolo essenziale.
“L’aeroporto di Fiumicino si è specializzato anche nella gestione dei flussi di materiale sanitario in arrivo, con voli ad hoc provenienti soprattutto dalla Cina”, spiegano al Foglio da Aeroporti di Roma (AdR), la società controllata da Atlantia che gestisce gli scali romani. “Il nostro aeroporto – continuano da AdR – è identificato come hub logistico per le operazioni di gestione della distribuzione di materiale sanitario strategico”. Dal 12 marzo a oggi sono arrivati tre voli dalla Cina e nel corso di questa settimana è stato programmato l’arrivo di altri sette voli, provenienti da Shangai e Canton, carichi di materiale sanitario. “I flussi in arrivo sono poi ridistribuiti con voli specifici organizzati dalla Protezione civile in collaborazione con l’Esercito, l’Aeronautica militare, la Guardia di Finanza, le Capitanerie di porto e altri vettori industriali”, permettendo così una rapida distribuzione su tutto il territorio nazionale di quanto atterra a Roma. Aeroporti di Roma si fa carico di coordinare anche le risorse umane e i mezzi necessari all’assistenza, non sempre programmata, di tutta la logistica, avvalendosi dell’ausilio di società di handling, della Protezione civile e del proprio personale con l’impegno di centinaia di persone. Una macchina complessa che lunedì è comparsa in video nella diretta mandata in onda su Facebook dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a Fiumicino per accogliere un volo proveniente dagli Emirati arabi uniti con a bordo 9 milioni di mascherine, tute e ventilatori polmonari. Con le attività che si concluderanno nel corso di questa settimana, il materiale sanitario arrivato a Fiumicino raggiungerà più di 160 tonnellate di volumi complessivi. Un quantitativo destinato a crescere, in attesa che la produzione interna sia in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale.