Questo lo dice lei
Curare l'incertezza
La liquidità abbondante dell’Europa non è sufficiente per dare fiducia sul futuro. Tre idee per arginare il collasso
Il rapporto del Fondo monetario internazionale, recentemente pubblicato, offre riflessioni che vanno al di là delle stime sull’effetto della crisi Covid-19 sull’economia globale. Innanzitutto le previsioni sulla durata e l’evoluzione dell’impatto recessivo sono fortemente dipendenti dalle ipotesi relative alla durata della pandemia. Lo scenario di base comporta una caduta del pil globale nel 2020 del 3 per cento e una parziale ripresa a V nel 2021. Questo scenario si basa su ipotesi relativamente ottimistiche sulla durata della pandemia, che, in questo scenario, dovrebbe avviarsi a conclusione entro quest’anno. Il Fmi, però, propone altri scenari che non si possono escludere. Uno scenario in cui i tempi di uscita sono più lunghi, uno scenario che prevede il riaccendersi di un focolaio, e uno scenario che combina i due precedenti. In questi casi la dimensione della recessione globale peggiora, rispettivamente, di altri 3 punti percentuali, di 5 punti percentuali e di 8 punti percentuali. Purtroppo non disponiamo ancora di ipotesi attendibili sull’evoluzione della pandemia, che dipende, ovviamente, anche dall’efficacia delle misure di mitigazione e prevenzione del coronavirus.
Ma l’impatto economico ovviamente dipende anche dalle misure di sostegno all’economia.
Tutto ciò avvolge le previsioni e gli scenari in un elevatissimo grado di incertezza e di “rischi al ribasso”, cioè alla probabilità che siano gli scenari peggiori a materializzarsi. Ne segue un’implicazione molto semplice. Occorre aumentare la cooperazione sia in campo economico sia in quello sanitario per aiutare gli scenari meno pessimistici ad affermarsi. Ma ciò a cui stiamo assistendo dimostra che tale cooperazione non è scontata in nessuno dei due casi. In tale contesto mettere in discussione il ruolo di istituzioni come l’Organizzazione mondiale della sanità sa di masochismo.
Un secondo aspetto riguarda l’impatto della crisi sui paesi emergenti e quelli in via di sviluppo. Questi ultimi saranno probabilmente colpiti più a lungo e più profondamente dei paesi avanzati, sia per la debolezza dei sistemi sanitari sia per la loro struttura produttiva, spesso incentrata sulla produzione di materie prime i cui prezzi stanno crollando per l’impatto della recessione. E’ purtroppo facile immaginare che si allargherà il divario con i paesi avanzati e che aumenterà la povertà a livello globale. In questo contesto una politica di cancellazione del debito è sicuramente appropriata.
Un terzo aspetto riguarda i mercati finanziari il cui ruolo di trasmissione degli impulsi della politica monetaria e fiscale è essenziale. Le autorità monetarie dei paesi avanzati sono intervenute con iniezioni di liquidità senza precedenti e ciò permetterà una stabilizzazione dei mercati e delle aspettative per un po’ di tempo. Ma non indefinitamente. Non si può escludere che di fronte a uno scenario pessimistico sulla durata della pandemia, le aspettative dei mercati volgano al peggio, anche repentinamente, e scontino rischi più elevati di quelli prevalenti. La liquidità, per quanto abbondante, serve a “comprare tempo” ma questo approccio può funzionare se contemporaneamente i governi e le istituzioni saranno capaci di avviare convincenti programmi di crescita sostenibile.
Il Fmi incoraggia una forte azione di stimolo fiscale per sostenere questa strategia. Ci sono lezioni per l’Italia.
1) Occorre agire in modo coordinato tra misure di rilancio economico e lotta al coronavirus. Le differenti competenze nazionali e regionali devono essere armonizzate con un approccio al ritorno alla normalità che, seppure nella diversità dei casi locali, sia dettato da princìpi condivisi. C’è da augurarsi poi che il coordinamento caratterizzi l’attività dei diversi “gruppi di fuoco” messi in piedi da governo e autorità locali per implementare la “fase due”.
2) Nel disegnare il funzionamento del sistema dopo l’emergenza non bisogna dimenticarsi dei più deboli, con una adeguata revisione delle istituzioni del welfare. 3) La politica della Bce ci permette di comprare tempo, ma non per sempre. La possibilità che i mercati non si accontentino della liquidità abbondante e dei vincoli fiscali sospesi è dietro l’angolo se il rischio paese viene percepito come crescente e senza visione per il futuro. La volatilità dei mercati degli ultimi giorni non promette nulla di buono.