La solidarietà deve essere rapida, ci dice Annegret Kramp-Karrenbauer, sorpresa dalle polemiche sul Mes
Il ministro della Difesa tedesco è favorevole a un Recovery fund e ci spiega perché il “Corona Mes” è tanto utile. Gli aiuti dentro la Nato
Roma. Scettica, come tutto il governo tedesco, sugli Eurobond; molto più favorevole, invece, a un Recovery fund, “più utile e più facile da introdurre”. Sorpresa, infine, da certe polemiche sul Mes, strumento efficace nella sua nuova versione (“Il corona Mes”, lo chiama) intorno a cui, in Italia, si sono sviluppate delle “preoccupazioni ingiustificate”. Annegret Kramp-Karrenbauer, ministro della Difesa della Germania, in un ruolo che prima di lei è stato ricoperto da Ursula von der Leyen, presidente dimissionaria di quella Cdu dopo 18 anni di guida di Angela Merkel, è un politico abituato a gestire eredità pesanti. Ama ricordarne in particolare una: “Quella di Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi. Furono i Padri fondatori – dice al Foglio – della nostra Europa, e la loro memoria sta lì a ribadire il profondo legame tra Italia e Germania”.
Ci risponde da Berlino: è da lì che ha assistito alla discussione avvenuta al Parlamento europeo sul programma dei “quattro pilastri”, quelli su cui dovrebbe fondarsi la strategia dell’Unione europea per fronteggiare la crisi del Covid-19. “Questi ‘quattro pilastri’ – dice Kramp-Karrenbauer riferendosi al pacchetto composto da Sure, Bei, Mes e Recovery Fund – sono un forte segnale di solidarietà. Così potremo sfruttare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione in Europa. E’ giusto che questo potente pacchetto di supporto venga sostenuto a livello politico da tutti gli stati membri. I ‘quattro pilastri’ sono una buona base per affrontare le conseguenze della difficile crisi del coronavirus”.
Tra questi, c’è appunto il Recovery fund. Un fondo nato su proposta francese che, secondo l’idea originaria, dovrebbe anche emettere dei “Recovery bond”.
A giudizio tedesco, come dovrebbe configurarsi questo fondo? Di che portata dovrebbe essere? Dovrebbe potere emettere anche titoli di debito “europeo”?
“Il governo tedesco – spiega Kramp-Karrenbauer – è scettico in merito all’introduzione dei Eurobond. Sosteniamo l’adozione di strumenti che favoriscono la solidarietà a livello comune e che al contempo non facciano venire meno il principio della responsabilità individuale dei singoli stati membri. Per questo sono certa che il finanziamento di un ‘Recovery fund’ possa essere organizzato meglio e più velocemente rispetto ai cosiddetti ‘Eurobond’”.
E insomma siamo ancora lì, a chiederci se la Germania sia pronta a giocare fino in fondo il suo ruolo di leader politico in Europa accettando la mutualizzazione di parte del debito futuro e della politica fiscale, come fece Kohl ai tempi della nascita dell’euro.
“Siamo consapevoli della nostra responsabilità e della nostra storia in Europa, e per questo è ovvio per noi aiutare i nostri amici in modo veloce, solidale e senza complicazioni burocratiche. Lo potete vedere dai ‘quattro pilastri’, del resto. Siamo anche disposti a contribuire in modo solidale al Recovery fund e a supportare l’economia, la difesa dei posti di lavoro e quindi il benessere delle persone a livello europeo. La nostra linea guida è che la responsabilità e il rischio devono essere sempre in un’unica mano, e per questo ci opponiamo alla mutualizzazione dei debiti”.
E poi c’è l’Olanda, che ha sposato una linea di ferma intransigenza contro ogni ipotesi di condivisione del debito e di allentamento delle condizionalità per l’accesso al Mes. Come giudica questa posizione olandese?
“Dobbiamo distinguere tra il Mes come lo abbiamo conosciuto finora e il Mes che viene impiegato attualmente nella lotta contro le conseguenze dell’epidemia del coronavirus. Per affrontare la crisi è ora necessario agire in fretta e in modo semplice. In questo momento nessuno intende modificare leggi con processi lunghi. Perciò il Mes è efficace. E, per poter offrire subito aiuto a chi ne ha bisogno, ora ci sono condizioni speciali per il Mes. Questa via è giusta ed è stata sostenuta dalla Germania sin dall’inizio E’ chiaro che questa crisi annulla tutto ciò che abbiamo conosciuto finora. Per questo motivo non possiamo reagire con le tradizionali regole del Mes”.
Eppure, in Italia c’è ancora una gran cagnara, sul Fondo salva stati. C’è chi denuncia la presenza di “condizionalità occulte” che costringerebbero i paesi che vi ricorrono a fare riforme strutturali e austerity non appena sarà finita la crisi. Concorda con questa lettura? A suo avviso chi ottiene prestiti dal Mes ora dovrà poi essere sottoposto a un controllo finanziario da parte della Commissione?
“Il Mes tradizionale, con tutte le sue condizionalità, è un consolidato strumento per fornire sostegno finanziario in tempi difficili. Mi è chiaro che il Mes pretende molto dai paesi. E posso anche capire la preoccupazione in Italia, quando si discute dell’argomento. Ma la mia interpretazione degli accordi raggiunti a Bruxelles mi porta a ritenere che questa preoccupazione sia ingiustificata. Il ‘Mes Corona’ è regolato da princìpi diversi rispetto al Mes normale. Si tratta di aiuti speciali da parte del Fondo salva stati per le circostanze particolari causate dal Covid-19. L’Europa fa di tutto per aiutare anche l’Italia. A causa della situazione generata dal coronavirus, ogni paese rifletterà oggi su ciò che si potrà imparare dalla crisi. Sono coinvolti tutti i settori, dall’economia, alla sanità fino al nostro stesso modello di convivenza sociale. Anche noi in Germania stiamo già lavorando su un futuro post Corona migliore, più sicuro. E anche in Italia sarà la stessa cosa”.
E che durata dovrebbero avere i prestiti concessi tramite il Mes, la Bei e il Fondo Sure? In Italia alcuni auspicano una finestra di 30 anni per il rientro dei prestiti. E’ condivisibile?
“Sono dell’opinione che ci dovrà essere un nesso fondamentale e verificabile tra la concessione del prestito e la sua restituzione. Ciò dipende naturalmente anche da come e quando ogni singolo paese esce dalla crisi del Covid-19 e ritorna alla sua piena produttività economica. La cosa importante è che l’aiuto sia disponibile ora”.
A proposito: la Germania sembra essere, al momento, il paese che ha reagito meglio alla crisi sanitaria. Possiamo chiedervi quando avete iniziato ad approvvigionarvi di mascherine, tamponi e presidi sanitari? In Italia c’è una grande penuria di questi dispositivi medici. Voi vi siete mossi meglio e prima?
“Anche la Germania è stata colpita dalla crisi quando non era pronta. Come la maggior parte dei paesi, purtroppo non avevamo sufficiente attrezzatura di protezione, disinfettanti e mascherine. Il nostro vantaggio è stato quello di poter iniziare precocemente a fare i tamponi sui pazienti. Questo ci ha sicuramente aiutato. Molti prodotti medici che abbiamo ordinato a tutt’oggi non sono ancora pervenuti negli ospedali. In questo senso ci troviamo nella stessa situazione di quasi tutti i paesi del mondo”.
Durante il lockdown, in Italia ha fatto molto scalpore un grafico che mostrava come il calo di consumo di energia elettrica fosse molto maggiore nel nostro paese che non nel vostro (-5 per cento in Germania, -25 per cento in Italia). Alcuni nostri grandi imprenditori dicono che i loro stabilimenti in Germania sono rimasti attivi. Come siete riusciti a garantire un sostanzialmente mantenimento dell’attività produttiva nel vostro paese?
“In Germania abbiamo chiuso aziende e settori in cui s’incontrano grandi masse di persone che avrebbero potuto diffondere il virus con grande facilità: gastronomia, servizi e turismo. Invece altre aziende, con l’applicazione di regole e misure di protezione per i dipendenti, continuano a lavorare. Laddove possibile si può continuare a produrre. Tuttavia, nel frattempo molte di queste aziende hanno riscontrato il problema che le catene di fornitori non funzionano più”.
La Germania sta già avviando la fase di “Lockerungen”. Da lunedì prossimo riaprirete i negozi di piccole e medie dimensioni, dal 4 maggio le scuole. Siete sicuri di poterlo fare nel rispetto della salute di lavoratori e studenti? Come siete riusciti a elaborare un piano di riapertura in tempi così rapidi? Utilizzerete app di “contact tracing”?
“Procediamo con passi piccoli e prudenti e controlleremo costantemente questi allentamenti. Siamo ben disposti verso un’app, purché sia chiaro che la partecipazione alla stessa deve essere volontaria e i dati devono essere utilizzati solo per ciò che riguarda questa applicazione”.
Molti sondaggi in Italia registrano un ulteriore calo della popolarità dell’Ue e un disamore verso la Germania. Un senatore della maggioranza, esponente del M5s, ha parlato vergognosamente dei tedeschi come dei “nipotini di Hitler”. C’è un antidoto a questo pregiudizio negativo?
“Una profonda amicizia lega molte persone in Germania e in Italia. Lo sanno anche tutti gli italiani. Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi furono i Padri fondatori dell’Europa. Per questo motivo evito di commentare tali affermazioni fuorvianti. Per noi è importante che affrontiamo insieme questa situazione difficile in Europa. Qualche giorno fa abbiamo avuto un incontro con i ministri della Difesa della Nato. Anche all’interno della Nato per tutti è chiaro: dobbiamo aiutarci a vicenda. Lo dimostra il fatto che le Forze armate hanno trasportato pazienti infetti da virus Covid-19 dall’Italia in Germania dove sono stati curati. Laddove, nell’ambito delle nostre possibilità riusciamo ad aiutare, lo facciamo: anche per i nostri amici italiani. Sono certo che l’Italia avrebbe fatto la stessa cosa per noi, se la situazione fosse stata diversa. Infine la cosa più importante è aiutare le persone, sfruttando ciascuno il massimo delle proprie potenzialità”.