È capitato con i ministri no euro, le manovre sul balcone, i leader anti europeisti, sta succedendo con le partecipate e accadrà pure con il Mes. Perché in una grande potenza le scelte che spaventano gli investitori vanno contro gli interessi nazionali
E se fossero i mercati il miglior vaccino contro il populismo? C’è chi ha letto l’elenco di quei nomi come se questi fossero il simbolo di un’ennesima restaurazione, la spia di un sistema marcio che tende diabolicamente a fagocitare ogni rivoluzione per non disturbare il gran manovratore di turno. C’è chi ha letto la scelta del governo di confermare i vertici delle principali aziende partecipate dallo stato come un presunto cedimento alla famigerata casta dei poteri forti (non è quello che ha scritto ieri Paolo Mieli sul Corriere, ma è quello che avranno pensato molti dei suoi lettori) ma quello che molti osservatori hanno mancato di registrare di fronte alla decisione del Mef di confermare buona parte degli amministratori delegati al vertice delle partecipate più importanti d’Italia è un tema che non ha a che fare solo con il futuro di Eni, di Enel, di Poste e di Leonardo ma anche con il futuro del paese.
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