Cig, famiglie, credito. Stress test sulle misure del governo
Cosa non funziona nelle erogazioni e nelle protezioni? Una chiacchierata con Leonardi, consulente del Mef
Roma. Il decreto aprile, proseguimento del “cura Italia” di un mese fa che conteneva i primi sussidi per aziende e lavoratori, in particolare autonomi e partite Iva destinatari dei 600 euro, avrà secondo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri “l’obiettivo di far avere il bonus in 24 ore”. Il governo conta così di cancellare la pessima performance iniziale dell’Inps, presso il quale erano transitate le richieste con il sistema del click-day (in quel caso, click-night): il nuovo bonus elevato a 800 euro andrà in automatico alle stesse persone e mini-imprese; mentre diventerà selettivo a maggio per soglie di reddito e per chi ha ripreso l’attività. Ma come evitare che, se non nella fase 2, nelle successive fasi 3 e 4 questa segmento dell’economia italiana esca dalla logica dell’assistenza per camminare sulle proprie gambe? Ne parla con il Foglio Marco Leonardi, consulente di Gualtieri per le questioni del lavoro, ordinario di Economia politica alla Statale di Milano, già consigliere economico di Paolo Gentiloni a palazzo Chigi.
“Si tratta intanto di modificare due meccanismi”, dice Leonardi. “Il primo è il rinnovo dei contratti a termine che in base al decreto dignità non potrebbero essere prorogati oltre i 12 mesi. E’ doveroso prolungare la deroga almeno fino ad agosto. Ogni mese di questi contratti ne scadono 300 mila; ma anziché in assunzioni definitive rischiano di trasformarsi in altrettanti senza lavoro. Un pericolo troppo grande che vanificherebbe gran parte degli sforzi per minimizzare la disoccupazione. L’altra cosa fondamentale è che la prossima erogazione degli 800 euro sia coordinata con gli indennizzi alle imprese. Non si possono non considerare i lavoratori autonomi con dipendenti: sono imprese anche loro”. Si tratta di idee che magari non piaceranno ai 5s, ma l’appeasement della pandemia e il rischio che il governo traballi possono seppellire vecchie divergenze che oggi riguardano chi vorrebbe il lockdown semi-totale, e chi guarda, oltre alla salute nazionale, alle ricadute economiche. L’esempio simbolo è l’utilizzo dei fondi speciali Mes per la sanità, mentre arriverà il non ancora spiegato Recovery fund lanciato dall’ultimo consiglio europeo. Ma ci sono anche esempi più domestici. Per esempio, non sarebbero tornati utili i voucher? “Sì”, sospira Leonardi. “Ma è un po’ radicale come idea…”.
Detto questo, dopo il collasso temporaneo dell’Inps le cose marciano poco più speditamente. “Per esempio le domande di bonus babysitter: sono 78 mila, mentre le richieste di congedo parentale 273 mila. Non c’è stato alcun assalto, e con le scuole chiuse prevediamo di estendere le misure a giugno”.
Anche la situazione delle partite Iva sembra normalizzarsi dopo la partenza tempestosa: “Le domande d’indennità da 600 euro ricevute dall’Inps sono 4,6 milioni a cui si aggiungono 450 mila ricevute dalle casse professionali. Ne sono già state pagate 3,5 milioni e circa un milione è in istruttoria con la previsione di accettarne una buona parte, magari per circa 300 mila con Iban sbagliato. Altre 300 mila sono state respinte per la presenza di un reddito da pensione. Il resto, 650 mila non ha superato il primo controllo ed è in revisione. Per quelle assistite dalle casse professionali che rischiano di esaurire i fondi interveniamo con 20 milioni”.
Ben diversa è la situazione della cassa integrazione e di assegno ordinario (per le aziende con più di 5 dipendenti ma escluse dalla cassa). “Al 24 aprile i beneficiari sono 7.350.357. La cassa integrazione riguarda 4,740 milioni di persone; l’assegno ordinario 2,609 milioni. Per 4,711 i pagamenti sono stati anticipati dalle aziende con conguaglio Inps; per altri 2,639 sono in corso i pagamenti diretti. C’è un terzo sussidio rappresentato dalla cassa in deroga regionale per le imprese anche con un solo dipendente. E’ la parte più problematica benché meno numerosa: le domande inviate dalle regioni sono 81.152, le autorizzazioni Inps 36.855 ma quelle pagate 4.120 a una platea di solo 8.463 beneficiari. Su questo segmento è particolarmente importante che funzioni l’anticipo fino a 1.400 euro delle banche e appunto il coordinamento con i sussidi alle imprese”.
In sostanza, l’Inps è in ritardo (per la cassa integrazione ordinaria i pagamenti diretti dall’istituto, senza anticipo delle aziende, riguarda 1,3 milioni di lavoratori ma i versamenti finora erogati sono 120 mila). Mentre il primo trimestre 2020 ha già registrato un aumento del 10 per cento delle domande di reddito di cittadinanza. E’ evidente che questa situazione non può andare avanti per molto, che servono tutti i fondi europei, quelli Sure e quelli futuri, ma per nessuno dei due si conoscono le modalità. E soprattutto serve di tornare al lavoro. Con tutte le cautele e facendo bene le cose; però presto.