I venditori di Tequila ed elastici ringraziano i due mesi di quarantena
Anche le attrezzature da palestra tra le merci che non hanno risentito affatto della clausura
Roma. Tequila, attrezzi da palestra, make-up, lenzuola e elastici: cosa hanno in comune questi cinque generi merceologici? In apparenza, niente. In realtà, sono tutti in testa alle vendite per via della quarantena da Coronavirus. Ciò per lo meno nel Regno Unito, a quanto risulta dai conti di John Lewis Partnership, il gruppo britannico a cui appartiene in particolare la catena di supermercati Waitrose & Partners. Ma è presumibile che analoghi rapporti provenienti da altri paesi darebbero risultati simili.
All’inizio, in realtà, la gente ha fatto scorta di alimentari e generi di prima necessità. Una volta riempite le dispense è però stato chiaro da una parte che non c’era il vero rischio di restare senza cibo, dall’altra che non c’era neanche troppa speranza di poter tornare a uscire di casa tanto presto. Ma quando escono, i luoghi in cui i sudditi di Sua Maestà si recano più spesso sono pub e bar. Dunque, in molti hanno pensato di farsi il pub in casa, rifornendo le cantine. Walrose ha in particolare registrato un +175 per cento di vendite di Tequila tra il 24 marzo e la fine di aprile. Probabilmente il liquore messicano non era la cosa più richiesta nei pub, ma visto che bisogna stare in casa e si risparmia sul servizio, allora tanto vale concedersi qualcosa in più e inventare cocktail. Infatti anche il Triple Sec all’arancia starebbe spopolando, il tutto nell’ambito di una vendita complessiva di alcolici che nelle quattro settimane antecedenti al 19 aprile sono aumentate del 27 per cento.
Qualcuno, dunque, si preoccupa per la salute di cittadini che, costretti in casa, bevono troppo. Ma in realtà, tra un goccetto e l’altro, i reclusi alla loro salute ci pensano, e ne dà atto il secondo boom: quello delle attrezzature da palestra, cresciute del 496 per cento. E qui si va dai tappetini per yoga alle cavigliere. La gente non può più andare al pub o in palestra, in compenso passa parecchio tempo davanti alle webcam. Che, notoriamente, possono evidenziare i difetti del volto più che al naturale. Dunque, il terzo settore merceologico che non ha di certo risentito della clausura è quello della cosmetica: dal 24 marzo, più 57 per cento di palette di ombretto per il trucco e più 41 per cento di prodotti autoabbronzanti.
Ma, soprattutto, la gente sta a letto, e vuole vedere la casa pulita e accogliente. Raddoppio di vendite dunque per lenzuola di lusso, aumento per le idropulitrici, un 11 per cento di consumatori che prevede di spendere di più in prodotti per la casa e per il giardino nel corso del mese di maggio. Tra questi, in particolare, quei giovani che in passato trascuravano la cura dell’abitazione proprio perché sempre in giro. Azzerata o virtualizzata la vita sociale, stanno reinvestendo nella casa una parte del denaro che fino a poco fa avrebbero speso per socializzare con gli amici. E poi, la casa finisce online, diventa un biglietto da visita ed è necessario renderla più “instaggrammabile”: il neologismo è stato creato apposta.
Insomma, un filo conduttore c’è. E arriva anche all’altro in apparenza stranissimo boom, registrato dalla rivenditrice statunitense online Etsy: la domanda di elastici. Che ci fanno? Maschere casarecce, ovviamente! La gente passa appunto molte ore su Internet, ormai dominata dai tutorial, e ha molto tempo libero. Visto che di maschere c’era carenza, in molti si sono messi all’opera per confezionarle. Ovviamente, se uno la mascherina la trova già fatta è meglio. Ma a quel punto, visto che molti lavori sono sfumati, una volta assicurato il necessario stock familiare il surplus può essere rivenduto. Etsy ha infatti provveduto a commissioni massicce presso piccole aziende confezionatrici e produttori casalinghi. Risultato, la vendita online (ad aprile) avrebbe raggiunto quota 12 milioni di mascherine di stoffa. Un business da oltre 120 milioni di euro. Gli economisti devono ancora determinare se ne risulta una domanda elastica, ma sicuramente ne risulta una domanda di elastico.