Alberto Alesina (foto LaPresse)

Alesina, l'economista che trasformava le cose complicate in semplici

Carlo Favero e Roberto Perotti

Fondatore del campo di Politica Economica come lo intendiamo oggi, aveva una diversità di interessi quasi unica nella professione, che però riusciva a non essere mai banale. Un ricordo

“Non sottovalutate mai la mia abilità di tradurre cose complicate che non capisco in cose semplici che capisco”. Questa è una delle frasi “storiche” di Alberto, commentata insieme ad un gruppo di suoi studenti proprio nei giorni scorsi. Alberto aveva la capacita’ unica di scrivere su una ampia varietà di argomenti in Politica Economica ed Economia da punti di vista che

a) prima del suo contributo erano sfuggiti o erano stati ignorati

b) dopo il suo contributo sono diventati di fondamentale importanza.

 

Di fatto Alberto ha fondato il campo di Politica Economica come lo intendiamo oggi, cioè lo studio della intersezione tra economia, politica e istituzioni. Per esempio, i suoi lavori teorici ed empirici hanno mostrato l’importanza di andare oltre il vincolo di bilancio intertemporale per comprendere la politica fiscale, analizzando argomenti quali l’effetto della divisione all’interno dei governi, l’importanza di avere governi tecnici, la dimensione e il numero delle nazioni, la comprensione dei diversi approcci al “welfare state”.

 

Ma Alberto era uno scienziato sociale onnivoro, con una diversità di interessi quasi unica nella professione, che però riusciva a non essere mai banale: i suoi lavori recenti spaziano dalla composizione razziale dei condannati a morte, al ruolo delle attitudini nei confronti della famiglia nell’influenzare la società, alla formazione dei valori sociali, alle determinanti della povertà, alle attitudini verso l’immigrazione.

Nonostante questa eccezionale varietà di interessi accademici, Alberto ha avuto un ruolo importante anche nel dibattito di politica economica. A livello mondiale ed europeo, con i suoi fondamentali contributi sugli effetti dell’austerità. In Italia, con i suoi libri e articoli sul Corriere della Sera scritti con Francesco Giavazzi, un punto di riferimento fondamentale per il dibattito di politica economica e per la capacità innata di trasformare cose complicate che non si capivano in cose semplici che si capivano benissimo.

 

La sua capacità di interagire con studenti e colleghi di ogni background ed estrazione, sia a livello umano che professionale, era semplicemente straordinaria. Ad Harvard, Alberto ha allevato uno stuolo di studenti sparsi in tutte le università del mondo, e molti ora in Bocconi. Con molti di essi ha collaborato poi a lavori accademici. Nella nostra Università Alberto ha entusiasmato, incoraggiato generazioni di studenti, che poi ha seguito nei loro studi di specializzazione negli Stati Uniti.

Tutto questo unito a una umanità straordinaria, che nessuna parola riuscirà però a trasmettere, e che rimarrà sempre un tesoro privato e prezioso per coloro (come chi scrive) che ne hanno beneficiato.

Alberto era Nathaniel Rhodes Professor of Political Economy ad Harvard University, Visiting professor in Bocconi, Fellow of the Econometric Society e membro dell'American Academy of Art and Science, Alumnus Bocconi dove si è laureato in Discipline Economiche e Sociali nel 1981.

  

*Carlo Favero, Deutsche Bank Chair in Asset Pricing and Quantitative Finance del Dipartimento di finanza
Roberto Perotti, professore ordinario del Dipartimento di economia

Questo ricordo è stato pubblicato sul quotidiano dell'università Bocconi di Milano Via Sarfatti 25

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