L’Italia è sull’orlo del baratro priva come è di visione per il dopo pandemia. Ci siamo astenuti da critiche profonde nel periodo pandemico tentando di trasformarle in suggerimenti. Siamo rimasti inascoltati a cominciare da quello che doveva essere il primo atto del governo, la caccia ai portatori sani. Per un mese abbiamo sentito che i tamponi dovevano essere fatti solo ai sintomatici mentre gli inconsapevoli untori diffondevano il contagio. Oggi siamo alla vigilia di un’altra crisi che può assumere il profilo della catastrofe, quella economica. I ritardi dei finanziamenti alle imprese previsti dal decreto liquidità non sono dovuti alle banche ma da una sciatta legislazione che non sa capire che l’emergenza impone che per legge siano tagliati ogni laccio procedurale ed ogni successiva responsabilità ai fini civili, penali ed erariali. Così non è stato e dall’otto di aprile le aziende aspettano soldi che ancora non arrivano perché le banche devono rispettare vincoli procedurali non eliminati o attenuati. Ma il peggio non è ancora arrivato visto che ad oggi il governo non ha ancora una visione sul cosa fare per rilanciare la nostra economia dopo il crollo del pil che a fine anno supererà il 10 per cento. Non amiamo la polemica ma se gettiamo l’allarme è perché vediamo cosa sta avvenendo oggi su alcune partite fondamentali.
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