Tornare a volare
Si riaprono le frontiere e gli aeroporti preparano protocolli sanitari rigorosi. Il caso Adr
Roma. Dopo due mesi drammatici per il traffico aereo, i gestori degli scali e le compagnie si preparano a ripartire. Dal 3 giugno l’Italia riaprirà tutti i suoi aeroporti e anche le frontiere con l’Europa, permettendo l’ingresso nel paese senza necessità di osservare le due settimane di isolamento. E così ci si aspetta che faranno anche gli altri paesi europei, consapevoli che per il settore non può esserci ripresa senza un coordinamento internazionale, come sottolineano da settimane tutti gli addetti ai lavori.
Ripartire non sarà semplice. A marzo la domanda globale di traffico passeggeri è crollata del 53 per cento rispetto a un anno fa, secondo i dati dell’associazione internazionale Iata. In Italia questo ha significato perdere quasi 12 milioni di passeggeri su base annuale, dicono i dati di Assaeroporti, con il traffico praticamente azzerato in tutti gli scali, se si esclude il trasporto delle merci. Molti degli aeroporti sono però rimasti aperti e hanno dovuto riorganizzare procedure e gestione degli spazi.
Con meno di 100 movimenti aerei al giorno rispetto ai mille dell’anno scorso e 5 mila passeggeri contro i 110/120 mila abituali, l’aeroporto Leonardo da Vinci a Fiumicino è uno di questi. Lo scalo ha ridotto la sua superficie operativa a circa un quarto di quella esistente e ha applicato tutte le misure di sicurezza studiate per garantire sanificazione e distanziamento sociale, anche rivedendo le specifiche procedure. Per gli arrivi e le partenze sono disponibili solo il Terminal 3 e l’area di imbarco B, due ambienti in cui la società di gestione, Aeroporti di Roma (Adr), ha attuato i nuovi protocolli di sicurezza sanitaria. I passeggeri in arrivo e in partenza sono guidati dalla segnaletica che fornisce le indicazioni per mantenere almeno un metro di distanza nelle sale d’attesa, intorno al nastro che distribuisce i bagagli, nelle operazioni di imbarco e in tutti gli altri spazi, mentre 80 termoscanner distribuiti in punti strategici controllano la temperatura corporea garantendo la misurazione fino a 16 persone contemporaneamente. Allo stesso scopo, sono in funzione anche tre elmetti che, indossati dagli addetti aeroportuali, permettono di misurare la temperatura fino a sette metri di distanza, mentre si svolge la normale attività di assistenza passeggeri. Intanto, in questi giorni si sta avviando anche la sanificazione dei bagagli in arrivo.
Come suggeriscono alcune delle misure adottate da Adr, disporre di adeguate tecnologie sarà un vantaggio importante per rendere più sicuri luoghi generalmente così frenetici, anche allo scopo di ridurre le occasioni di contatto fra le persone. A Fiumicino è in corso da mesi una sperimentazione per il controllo biometrico dell’identità che Adr intende implementare anche in funzione della ripresa in sicurezza delle attività. Nella stessa direzione si muove la lettura digitale dei passaporti, automatizzata, in grado di ridurre i tempi dei controlli e che funziona sulla base di accordi con le varie ambasciate. Riuscire ad accelerare i processi digitali già avviati è una delle eredità che l’emergenza Covid lascerà in dote. La speranza è che garantire protocolli di sicurezza all’altezza del rischio sanitario con cui dovremo convivere ancora per un po’ possa rassicurare i passeggeri, convincendoli a tornare a bordo degli aerei. Ma perché ciò accada, saranno altrettanto determinanti anche le condizioni di viaggio che adotteranno le compagnie aeree.