“Usiamo gli stati generali per il Recovery plan”. Parla Misiani
Il vice di Gualtieri: “Mobiliteremo le risorse private, con nuovi incentivi e rilanciando subito i Pir per le piccole e medie imprese”
Roma. “Gli stati generali spero si concludano con un progetto chiaro, condiviso con le parti sociali. Deve essere il punto di partenza per costruire il Recovery plan italiano. Uno strumento necessario per l’Europa, che ci chiede progetti e riforme in cambio dei suoi fondi. Ma soprattutto necessario per noi, perché senza quei progetti e quelle riforme non ci sarà vera ripartenza. Niente libri dei sogni, insomma: come diciamo a Bergamo, è ora di mettere i binari a terra”. Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani, del Pd, considera indispensabile andare oltre la fase degli interventi di pronto soccorso, cioè la fornitura di liquidità e garanzie a persone e imprese. “Su questo abbiamo fatto moltissimo”, sottolinea, citando le cifre dell’Economic outlook dell’Ocse del 10 giugno: l’Italia è il paese occidentale che ha fornito più garanzie alle imprese, il 35 per cento del Pil, precedendo la Germania e il Giappone. Quanto alle misure discrezionali, cioè l’aumento di indebitamento in risposta alla pandemia che comprende sussidi anche assistenziali, secondo i dati di Bankitalia il nostro paese supera i quattro punti di pil come la Germania, mentre la Francia è sotto il due e la media euro poco oltre il tre. Già, ma dopo i dieci giorni di villa Pamphili? “Lavorare in estate al Recovery plan per presentarlo verso settembre e iniziare a tradurlo in fatti con la legge di bilancio per il 2021”. Mettere i binari a terra significa infrastrutture, non solo ferroviarie e non solo alta velocità. “Se c’è una cosa che non manca per gli investimenti pubblici sono le risorse. Le ultime quattro leggi di bilancio hanno stanziato oltre 180 miliardi per i prossimi quindici anni”. Il mistero è perché non vengano spesi. “Bisogna semplificare i procedimenti amministrativi e rivoluzionare il sistema dei controlli, limitando alle ipotesi di dolo le azioni di responsabilità per danno erariale di fronte alla Corte dei conti, riformulando e circoscrivendo meglio il reato di abuso di ufficio, riducendo i controlli ex ante e rafforzando quelli ex post”.
E basta un tratto di penna? “Si può fare più rapidamente di quanto si pensi. La stessa Corte lo dice nelle sue relazioni annuali. Nel diritto si risponde di ciò che si fa dopo, non prima, e sulla base di prove. Se si limita il perimetro dei reati al dolo effettivo, la cosiddetta burocrazia difensiva, la “paura di firmare” dei funzionari che per quieto vivere non fanno il loro lavoro, non avrà più ragione di essere”. Sono due capitoli importanti e presenti anche nel piano Colao. Però non ci sono solo quelli. “Si parla quasi sempre di strade e ferrovie e quasi nessuno si ricorda degli acquedotti, che hanno una dispersione del 35 per cento. Utilitalia, l’associazione che raccoglie le imprese di servizi pubblici ambientali, ha proposto un piano di investimenti da 50 miliardi in cinque anni, di cui 30 per il settore idrico. Non chiedono fondi pubblici, per realizzarli, ma semplificazione e velocizzazione delle procedure”. E la digitalizzazione… “L’Italia è al 24mo posto in Europa per diffusione di internet e transazioni elettroniche. E’ un ritardo che dobbiamo recuperare velocemente. La rete a banda ultralarga attualmente raggiunge in Italia il 25 per cento delle famiglie, in Europa il 60 per cento”. Quindi? “Quindi due soggetti concorrenti come Tim e Open Fiber, in entrambe le quali è presente lo stato attraverso Cdp, non hanno più ragione di esistere. Abbiamo bisogno di una rete unica, aperta ai servizi in concorrenza”. Per fare molte di queste cose servono tanti soldi pubblici. Il governo chiederà al Parlamento un altro scostamento di bilancio di dieci miliardi? “Prima di chiedere ulteriore deficit dobbiamo definire e proporre alle camere un quadro di insieme: le cose da fare, quante risorse servono, con quali strumenti nazionali ed europei vogliamo procurarcele. Mes compreso”. Misiani nota che rischiamo una situazione paradossale: “La Banca d’Italia ci dice che durante il lockdown il risparmio privato è aumentato di ben 55 miliardi. Non si tratta solo di famiglie che hanno speso meno in consumi, ma anche di aziende che tengono fermi ordini e investimenti. Fare più deficit pubblico è inevitabile, in questa fase. Ma dobbiamo mobilitare verso l’economia reale anche le risorse private. Bisogna predisporre incentivi, costruire strumenti finanziari innovativi come fu fatto a suo tempo con i Pir, i piani individuali di risparmio destinati alle piccole e medie imprese. Lo Stato deve dare il segnale di via. Se lanceremo il messaggio giusto, azzeccando le scelte fondamentali, ci sarà un effetto moltiplicatore e l’economia ripartirà, più rapidamente di quanto pensiamo”.