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La Corte dei conti europea non ha bocciato la Tav Torino-Lione, ma l'Italia

Andrea Giuricin

Il report non dice – come in tanti hanno frettolosamente affermato – che l’opera è inutile, ma che gli extracosti sono dovuti ai ritardi causati dall’incapacità politica di realizzare le grandi opere

La Corte dei conti europea ha bocciato ancora una volta l’Italia. La lentezza nella costruzione delle grandi opere infrastrutturali comporta non solo ritardi, ma anche extracosti. Il report infatti ricorda come la Tav Torino-Lione, che in realtà è un’opera ferroviaria soprattutto per il trasporto delle merci, ha subito ritardi inaccettabili e che i costi sono lievitati. Tuttavia non dice – come in tanti hanno frettolosamente affermato – che l’opera è inutile, ma afferma chiaramente che gli extracosti sono dovuti ai ritardi causati dall’incapacità politica di realizzare le grandi opere. Proprio per questo motivo è bene affrontare il report della Torino- Lione punto per punto.

 

Per quanto riguarda le stime di traffico si dice che “la notevole differenza (ndr tra le stime) può essere spiegata dall’inadeguatezza della linea convenzionale esistente e dal fatto che il traffico può utilizzare altri passi alpini. Una volta ultimato il collegamento, parte dell’attuale traffico complessivo di 44 milioni di tonnellate (insieme di traffico stradale e ferroviario) tra Francia e Italia potrebbe potenzialmente essere spostato sul nuovo collegamento. Tuttavia, affinché tale spostamento si verifichi, dovranno essere soddisfatte condizioni complementari: eliminazione delle strozzature, costruzione di collegamenti mancanti a livello di corridoio, promozione delle condizioni del traffico multimodale per garantire traffico ferroviario interoperabile e senza soluzione di continuità”. Proprio ciò che abbiamo ricordato sul Foglio (“L’utopia dell’Europa del ferro”, 16 dicembre 2018): le infrastrutture europee non sono un singolo tunnel, ma una rete interconnessa che possa portare ad avere l’utilizzo di treni “lunghi e pesanti” su scala europea. Il punto essenziale è questo: senza una rete non si raggiunge efficienza e non si potrà avere un trasporto ferroviario efficiente. Se si verificano le condizioni del report, i costi per il trasporto merci ferroviario scenderebbero anche del 60 per cento. Il valico francese è quello meno efficiente in questo momento (pendenza, sagoma, etc) ed è per questo motivo che non passa il traffico ferroviario come invece succede per gli altri valichi (Svizzera, Austria). I costi per treno-km su questa direttrice raggiungono anche i 30 euro, quando un operatore privato efficiente riesce a operare nelle giuste condizioni a 10 euro per treno-km. Risolvere i problemi del trasporto ferroviario merci (tra cui anche i nodi infrastrutturali), permettere a “treni lunghi e pesanti” di operare in tutta Europa, con operatori privati efficienti, potrebbe portare ad avere un sistema logistico più competitivo per l’Italia e per l’Europa.

 

Proprio sull’analisi costi-benefici il report dice che ci sono state 7 analisi positive e solo l’ultima negativa. E su quest’ultima analisi, voluta dall’ex ministro Danilo Toninelli, si ricorda che successive diverse controanalisi hanno portato a risultati differenti. Quello che invece giustamente ricorda la Corte dei conti è che la lentezza nella costruzione di questi corridoi europei porta ad avere extra-costi. Ma quali sono i motivi di questi ritardi? La mancanza del coinvolgimento dei portatori d’interesse “sfocia in contenziosi dinanzi ai tribunali nazionali, con conseguente slittamento dell’inizio dei lavori”. La debolezza della politica nel fare comprendere l’importanza di queste grandi opere è dunque la causa dell’aumento dei ritardi e dei costi. Il report dunque dice cose ben differenti sulla Torino-Lione da quelle che si sono sentite negli ultimi giorni dalla politica che invece vorrebbe lavarsi le mani dalle proprie responsabilità.

 

Quindici anni di ritardo sulla Torino-Lione sono troppi. La politica farebbe bene a dire come migliorare i processi per sveltire gli investimenti pubblici, al posto di riportare affermazioni errate e a proprio uso e consumo. Anche perché, proprio come si evince dal report, la confusione che la politica è riuscita a creare negli ultimi anni ha solo prodotto ritardi e danni economici.