È giusto tagliare l'Iva? L'intervista doppia a Daveri e De Nicola
Le opinioni (opposte) di due esperti su come il taglio delle imposte indirette può aiutare gli italiani in questo momento di crisi
Da qualche giorno la politica parla di taglio dell’Iva. Abbiamo chiesto il parere a due esperti: Francesco Daveri (macroeconomista all’Università Bocconi) e Alessandro De Nicola (avvocato, presidente dell’Adam Smith Society e professore di diritto commerciale). Che la pensano in modo opposto.
Questa è “Divergenze Parallele”, la rubrica settimanale di Lorenzo Borga. Qui trovate tutte le altre puntate.
In Italia oggi l’Iva è troppo alta?
Alessandro De Nicola Non è più alta della media dei paesi europei, tendenzialmente no.
Francesco Daveri A livello generale, no. Questo significa che non serve un taglio strutturale. Ce ne accorgiamo se si guarda a quanto consumano le famiglie italiane: il 60% del reddito, mentre in Germania è il 52% e in Francia 52%.
Tagliare le imposte indirette è una buona soluzione in una situazione di crisi come quella attuale?
Alessandro De Nicola No, non lo è. Perché – detto da un non-keynesiano come me – Keynes ha sempre raccomandato durante le crisi o l’aumento della spesa pubblica o il taglio delle imposte dirette. Ma questo è normale, perché con il taglio delle imposte dirette – sia societarie, che personali – si mettono dei soldi in tasca a individui e imprese che possono investirli o spenderli. Mentre il taglio delle imposte indirette, come l’Iva, non è automatico che comporti un aumento dei consumi. Soprattutto se, come è normale, le aliquote verranno tagliate di 1-2 punti, che non sono quelli che ti fanno comprare una lavatrice o un paio di scarpe.
Francesco Daveri La situazione di oggi, oltre a essere una crisi, ha caratteristiche di temporaneità e forte intensità. Serve fare qualcosa per evitare che il pil dell’Italia scenda del 12 per cento nel 2020 per poi rimbalzare del 6 per cento l’anno prossimo. La domanda è come si fa, in modo praticabile: in sostanza dovremmo cercare di fare meglio quest’anno accettando di rimbalzare un po’ meno nel 2021. Uno dei modi per riuscirci è proprio tagliare l’Iva, per tre punti, così da essere concorrenti con i tedeschi che lo hanno già fatto. Costerebbe circa 13,5 miliardi di euro.
Ridurre le tasse ora potrebbe rendere più complicato il cammino di una riforma fiscale organica dell’Irpef?
Alessandro De Nicola Sicuramente perché, nonostante molti pensino che si possa spendere a piacimento, non è così. Se noi impiegassimo risorse per tagliare l’Iva non le potremmo impiegare per ridurre l’Irpef o, ancora meglio, eliminare del tutto l’Irap che è una tassa stupida.
Francesco Daveri No, perché serve spiegare a cosa serve una cosa e l’altra. Un conto è attenuare le oscillazioni col taglio dell’Iva, un altro è mettere ordine al sistema fiscale, avere basi imponibili non colabrodo, tagliare in modo sostenibile le aliquote Irpef. Ma oggi c’è da sostenere un’economia che rischia di sprofondare. E gli strumenti alternativi al taglio delI’Iva, come per esempio aumentare gli investimenti pubblici, non sono di facile esecuzione.
Si parla di un taglio temporaneo. Potrebbe essere una soluzione migliore che una riduzione definitiva?
Alessandro De Nicola Dalle mie parti, si dice che “el tacòn se pèso del buso”. Perché una diminuzione temporanea si basa sul presupposto che i consumatori, attratti da 3 mesi di finestra di sconto (ma non è nemmeno detto che chi vende abbassi i prezzi della stessa percentuale), aumentino le spese. Se questo si verificasse, non appena l’Iva risalisse ci sarebbe un crollo dei consumi per via di un bias psicologico. E ottenere un andamento dei consumi a singhiozzo non è un gran risultato. Se invece l’aumento delle spese non si verificasse proprio, potremmo avere l’effetto peggiore: durante la pausa fiscale in pochi aumenterebbero i consumi e dopo il termine dello sconto i consumi potrebbero rallentare molto di più degli aumenti (per il bias psicologico di cui parlavamo). Le persone e le imprese hanno bisogno di una tassazione affidabile e stabile, giocare con le aliquote come con i numeri al lotto non funziona.
Francesco Daveri Il taglio temporaneo è efficace subito, anche se che i consumatori reagiscano non è scontato. Ma proprio perché è temporaneo è un’occasione da prendere. Potrebbero beneficiarne i beni durevoli, come quelli dell’automotive, o i beni semidurevoli, come il tessile. E poi i servizi turistici che hanno caratteristiche di stagionalità rilevante. Quindi tagliare l’Iva entro il 15 luglio diventa strumento importante e potenzialmente molto efficace per supportare i settori più colpiti dalla recessione.
Tagliare le imposte oggi in Italia è prioritario?
Alessandro De Nicola Probabilmente è una delle priorità. Non la prima, ma una tra queste. Perché in questo preciso momento in cui ci sono molti soldi da spendere, la priorità principale è allocarli bene, con la massima saggezza possibile. Condurre analisi costi-benefici e non distruggere completamente il bilancio pubblico, tagliando sprechi come “quota 100” o i redditi dei navigator. Abbassare le tasse è una cosa buona sempre, soprattutto in paesi ad alta tassazione come il nostro. Farlo in un periodo di recessione è ancora migliore. Ma in questo periodo è soltanto una delle priorità, che va collegata alle altre.
Francesco Daveri Dal punto di vista strutturale l’importante è tagliare le imposte in modo sostenibile. Dal punto di vista anti-ciclico, sì è prioritario e soprattutto per quanto riguarda l’Iva che è lo strumento per sostenere in modo più veloce possibile il potere di acquisto e permettere la ripresa dal lato della domanda.