Se il Mes lo ha capito anche Sibilia, forse il M5s può uscire dal travaglio
La linea sanitaria del Fondo salva stati e l’informazione che serve cocktail di malafede e ignoranza
Roma. Nel dibattito sul Mes non si sa dove inizi la malafede e dove finisca l’ignoranza. Più probabilmente si tratta di due vasi comunicanti che si alimentano a vicenda e pertanto in alcune posizioni i due ingredienti sono mescolati e indistinguibili. Questa mescita viene servita costantemente, non nei peggiori bar di Caracas, ma da molti organi di informazione. Un esempio è l’editoriale di Marco Travaglio, dal titolo “I Mes-tatori” (che non è, come sarebbe stato più opportuno, un articolo riferito a se stesso), in cui il direttore del Fatto quotidiano espone i motivi di netta opposizione alla nuova linea sanitaria del Mes: “Le condizionalità sono sparite a parole, ma nei fatti i trattati non sono cambiati; dunque è sempre possibile che chi chiede i soldi si veda imporre poi ex post di ristrutturare il suo debito sovrano secondo i graziosi diktat della Trojka”.
A parte che la “Troika” – e cioè il gruppo di istituzioni creditrici composto da Commissione europea, Bce e Fmi, protagoniste dei salvataggi di alcuni paesi dell’area euro non esiste ormai da diversi anni – nella sua argomentazione Travaglio inventa una singolare e sconosciuta tipologia di creditore, quello che prima presta i soldi e poi chiede le condizioni alla base del credito erogato. Ma non basta. Questo stesso creditore, oltre a essere sprovveduto è anche autolesionista, perché dopo aver prestato i soldi senza alcuna condizione particolare (se non di spenderli per le cure e la prevenzione sanitarie) decide di “imporre” al debitore di “ristrutturare il suo debito sovrano”: in pratica la restituzione solo parziale del debito, che più che una condizione ex post sarebbe uno sconto ex post. E’ evidente che un’ipotesi del genere confligge con la logica elementare: non è la logica del Mes né di nessun altro creditore al mondo.
E’ evidente che in questo caso, come si diceva, non si sa quanto per ignoranza e quanto per malafede, si intorbidiscono le acque. Storicamente il Mes, per le sue linee di credito tradizionali adoperate per i piani di assistenza finanziaria dei paesi in crisi, per essere più sicuro di poter ottenere la restituzione del prestito, fa due cose: una analisi della sostenibilità del debito del paese in difficoltà (e se il debito, insieme alla Commissione, viene ritenuto insostenibile viene chiesta una ristrutturazione); richiede alcune condizioni incluse in un piano di aggiustamento macroeconomico e in un programma di riforme specificati (e firmati) in un Memorandum of understanding (MoU). Entrambe queste condizionalità, però, vengono ovviamente esercitate prima dell’assegnazione del credito (analisi di sostenibilità del debito e firma del MoU), o al massimo durante l’erogazione delle varie tranche (con una verifica dell’attuazione del MoU). Esattamente come farebbe una banca per la concessione di un mutuo o di un fido. Per il semplice motivo che, una volta consegnati tutti i soldi a un debitore, è poi difficile esigere delle condizioni. Soprattutto se, come per il Mes sanitario, queste condizioni non erano neppure previste ex ante: in tal caso la pretesa è tecnicamente impossibile.
Il Pandemic crisis support, e cioè il cosiddetto Mes sanitario, ha per certi versi una logica opposta al Mes tradizionale. Da un lato perché un’analisi di sostenibilità del debito è già stata fatta per tutti i paesi dalla Commissione (e quindi la ristrutturazione non viene “imposta” né ex ante né ex post) e dall’altro perché mentre spesso nei tradizionali programmi di aggiustamento macroeconomico era previsto un taglio della spesa sociale, in questo caso l’unica condizione prevista è il suo aumento. E in particolare quella sanitaria, diretta e indiretta.
C’è poi un altro passaggio logico che non regge. Travaglio e i sovranisti sostengono che all’Italia convenga indebitarsi per conto proprio, a tassi più alti, perché il Mes – pur fornendo un tasso zero e miliardi di risparmi – successivamente potrebbe imporre non precisate condizioni e ristrutturazioni. Ma se pure questa assurda ipotesi fosse plausibile, l’Italia potrebbe comunque prendere i 36 miliardi a buon mercato del Mes e se davvero poi il Mes dovesse pretendere condizioni spiacevoli finora negate, l’Italia potrebbe emettere debito per 36 miliardi (come avrebbe comunque fatto) e liquidare il Mes.
Proprio ieri il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, un grillino talmente diffidente che non crede allo sbarco dell’uomo sulla Luna, ha dichiarato che il Mes senza condizioni è conveniente. Se ci sta arrivando Sibilia dovrebbe farcela anche Travaglio.