Roma. “Quest’anno il turismo dovrà far leva sul desiderio degli italiani di riscoprire l’Italia”, a parlare è Giorgio Palmucci, presidente di Enit, l’agenza nazionale di promozione del turismo tricolore. “Se si guardano i dati sul calo degli arrivi e delle prenotazioni alberghiere, il quadro è sconfortante, anzi terribile – prosegue il numero uno dell’ente – In tempi normali, il nostro turismo conta, per metà, sulla domanda interna e, per metà, su quella straniera. Con il blocco dei voli e la pandemia che ancora imperversa in paesi come Stati uniti, Brasile e Russia, il flusso degli stranieri è fortemente ridotto”. L’Enit stima, per l’anno in corso, un crollo degli arrivi di visitatori esteri pari al 55 per cento, con un buco di ventitré miliardi in termini di mancate entrate. E se Bernabò Bocca, di Federalberghi, fa notare che molti hotel di lusso, specie nelle città d’arte e d’affari, hanno deciso di non riaprire “semplicemente perché non conviene”, Palmucci annuisce: “Purtroppo, se non puoi contare su ricavi certi, devi tagliare i costi, e in questa fase, tra protocolli sanitari e obblighi di distanziamento da far rispettare, la stessa capienza delle strutture ricettive si è ridotta. Ci sono poi località come la Costiera amalfitana, Capri e Ischia, l’isola di Taormina in Sicilia che dipendono dai flussi provenienti da oltreoceano. Se gli americani sono bloccati, questi posti ne subiscono i contraccolpi economici”.
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