Il decreto “Semplificazioni”, approvato “salvo intese”, spera di velocizzare le opere pubbliche sbarazzandosi dell’unico spazio di trasparenza e confronto concorrenziale in un iter kafkiano. La soglia per l’affidamento diretto sale dagli attuali 40 mila a 150 mila euro, mentre fino a 5 milioni si potrà imboccare la scorciatoia di una procedura negoziata. Contemporaneamente, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha garantito che saranno rafforzati i “presidi di legalità” per evitare gli abusi. I tempi di realizzazione delle opere sono molto diversi, a seconda della dimensione (le grandi opere impiegano più tempo) e dei settori (peggio di tutti, le ferrovie). In media, comunque, ci vogliono 4,4 anni. Di questi, la fase dell’affidamento ne occupa solo 0,6 (il 14 per cento). La principale causa delle lungaggini sta nella progettazione, che da sola richiede 2,5 anni (il 57 per cento del totale). Anche il contenzioso non sembra drammatico: sebbene i tempi per la definizione delle controversie siano relativamente lunghi (all’incirca un anno tra Tar e Consiglio di stato), le impugnazioni riguardano solo l’1,5 per cento degli appalti, meno di un terzo dei quali è interessato dalla sospensiva.
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