Il prezzo da pagare per l'Italia e gli altri paesi del sud per ottenere un rapido accordo sul Recovery Fund potrebbe essere di trasformarlo in un piccolo Mes, che impone ai governi beneficiari degli aiuti piani di riforma immediati e il risanamento dei conti pubblici una volta che sarà tornata la crescita. I negoziati sul Recovery Fund e sul bilancio 2021-27 stanno entrando nel vivo in vista del Vertice europeo del 17 e 18 luglio. Domani il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dovrebbe presentare la sua proposta di compromesso. Per superare le resistenze dei quattro “frugali” (Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia) e rassicurare altri scettici, Michel e la presidenza tedesca dell'Ue hanno individuato la “condizionalità” come chiave di volta del “gran bargain” sul Recovery Fund. La bozza compromesso che Michel intende mettere sul tavolo prevede di mantenere i 750 miliardi del Recovery Fund e la ripartizione tra trasferimenti a fondo perduto (500 miliardi) e prestiti (250 miliardi). Ma le condizioni su riforme e risanamento dei conti pubblici saranno “rafforzate” rispetto alla proposta della Commissione, spiega al Foglio una fonte Ue. Gli ambasciatori dei 27 sono già al lavoro. Ieri la presidenza tedesca dell'Ue ha messo sul tavolo un testo che prevede di togliere alla Commissione e attribuire al Consiglio (cioè ai governi) la decisione sui Piani nazionali di ripresa. Per sbloccare gli aiuti del Recovery Fund servirà un voto a maggioranza qualificata, consentendo a un ristretto gruppo di paesi di formare una minoranza in grado di bloccare tutto.
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