Matteo Salvini (foto LaPresse)

Questo lo dice lei

I sovranisti spara-balle

Pier Carlo Padoan

Smontare le fake news sul Recovery. Gli anti europeisti dimostrano di avere un’unica strategia: uscire dall’euro

Lasciata da parte, per il momento, la diatriba sul Mes, le voci euroscettiche cominciano a occuparsi del Recovery fund, su cui si negozia in queste ore, e delle sue presunte trappole, che appaiono anche più pericolose di quelle che nasconderebbe il Mes.

Non manca la produzione di fake news in merito. Su un punto la prospettiva sovranista potrebbe avere ragione. Il Recovery fund potrebbe comportare condizioni più stringenti di quelle per accedere al Mes. Detto in altri termini, paradossalmente le risorse del Mes potrebbero essere più convenienti di quelle del Recovery fund almeno dal punto di vista delle condizioni per ottenerle. 

Ricordiamo che il meccanismo del Recovery fund prevede che il paese che intende utilizzarne le risorse deve presentare un piano di aggiustamento strutturale dettagliato negli obiettivi e nel percorso verso il suo completamento, con tanto di momenti di verifica. Anche nel caso del Mes ci sarebbero momenti di verifica ma solo per controllare che le risorse siano utilizzate per rafforzare il sistema sanitario.

 

E’ tutt’ora oggetto di negoziato se la verifica delle condizioni di utilizzo delle risorse del Recovery fund debba essere affidata alla Commissione, come nella proposta iniziale, oppure al Consiglio, cioè ai paesi membri. In questo secondo caso è elevato il rischio che si accendano veti incrociati da parte di diversi gruppi di paesi, i frugali, la lega anseatica, i mediterranei e cosi via, ciascuno con le sue preferenze e idiosincrasie.

 

In questo caso, sarebbe elevato il rischio di dare vita a un meccanismo di reazione alla crisi inefficiente non tanto per la limitatezza di risorse quanto per la macchinosità dei processi decisionali. Le condizioni di accesso saranno basate sulle “Raccomandazioni per paese” che ogni anno la Commissione trasmette ai paesi membri nell’ambito del semestre europeo. Inoltre, i piani proposti dai paesi dovranno essere coerenti con la “doppia transizione, verde e digitale”. Ma deve essere chiaro, come si è scritto più volte in questa rubrica, che rispettare queste condizioni è soprattutto nel nostro interesse. Ed è anzi un passaggio indispensabile per rendere la nostra economia sostenibile e competitiva.

 

Nell’attesa di informazioni più precise su come saranno applicati questi princìpi, cominciano a circolare fake news, indicative di dove si sta indirizzando il dibattito e di cui riportiamo alcuni esempi. Primo esempio: “Tra le condizioni che sarebbero richieste ai paesi che volessero utilizzare i fondi ci sarebbe il taglio dei salari tramite la introduzione delle cosiddette gabbie salariali, cioè vincoli alla crescita dei salari nelle regioni più povere (come il Mezzogiorno)”. Sbagliato.

 

Non di taglio si tratterebbe, bensì di aggancio dei salari alla produttività allo scopo di alimentarne la crescita (e di cui abbiamo grande bisogno). E ciò sarebbe ottenibile soprattutto tramite investimenti nel capitale umano e nella innovazione. Qualcosa che, almeno in alcune sue parti, già si verifica anche nel Mezzogiorno. I fondi non sarebbero concessi ai paesi che non rispettano lo stato di diritto (rule of law) e ciò viene considerato scandaloso dai sovranisti, nostrani o meno. Vero, ma non c’è nulla di scandaloso. Anzi è scandaloso che un paese membro dell’Unione europea possa essere in violazione della rule of law. E’ sacrosanto che in quel caso ci sia una qualche forma di sanzione.

 

Secondo esempio: “L’Italia non avrebbe molto da guadagnare dai fondi del Recovery fund in quanto paese donatore netto”. Falso, in primo luogo anche i paesi donatori netti beneficiano dell’effetto di redistribuzione operato dal bilancio europeo. In secondo luogo, i criteri di allocazione del Recovery fund potrebbero essere tali da rendere l’Italia un paese beneficiario netto. E’ invece vero che la retorica sovranista guarda solo o principalmente a aspetti redistribuivi, come testimonia lo slogan dei nazionalisti olandesi che chiedono che l’Italia non riceva neanche un centesimo dal Recovery fund.

 

Ma in fondo l’Europa che piace ai sovranisti è quella in cui le risorse europee non ci sono – né il Mes, né il Recovery fund – perché hanno capito che, come si diceva, le condizioni per accedere al primo sono molto meno vincolanti di quelle per accedere al secondo. Quindi no al Mes ma a maggior ragione no al Recovery. Se le cose stanno cosi i sovranisti dovrebbero tener presente cosa implica lo scenario che sembrano privilegiare. Uno scenario caratterizzato da una accentuazione della frammentazione e della divergenza, che sarebbe gestibile grazie a un supporto continuo e illimitato da parte della Bce e sopratutto senza alcun patto di stabilità e senza un meccanismo di stabilizzazione del gigantesco debito pubblico.

 

In prospettiva, neanche non troppo lontana, ribadiscono i sovranisti, meglio stare fuori dall’euro ma con l’ombrello della Banca centrale europea, come nei paesi “dollarizzati” dell’America latina di qualche decennio fa (una ulteriore, colossale, fake news). Forse è questo lo scenario che preferiscono.

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