Roma. “Siamo pronti allo sciopero fiscale”, la tocca piano Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, quando gli ricordiamo che il 30 luglio, in assenza di un rinvio delle scadenze fiscali, scoccherà l’ora dei balzelli. “E’ assurdo che in un momento in cui le aziende hanno fatturati polverizzati lo stato ci chieda di indebitarci con le banche per versare le imposte. Il Covid è o non è una causa di forza maggiore? Speriamo in un ravvedimento entro i prossimi sette giorni”. Bocca, che è anche proprietario dei Sina hotel, considera il lusso un volano per la ripresa, perciò ha accolto positivamente la notizia dell’interessamento del gruppo francese Lvmh per l’hotel Quisisana, simbolo della dolce vita caprese da 160 anni. “Penso che più marchi internazionali arrivano nelle nostre destinazioni più le nostre destinazioni acquisiscono valore con beneficio per tutti gli operatori del settore. L’interessamento di grandi realtà imprenditoriali straniere è motivo di vanto per il paese. Mi preoccupa invece l’aggressività dei fondi speculativi che vogliono comprare a saldo asset italiani per poi rivenderli tra due o tre anni”. Gruppi robusti, come quello di Bernard Arnault, hanno spalle più forti nell’affrontare la crisi post Covid. “Il mercato del lusso è il più penalizzato ma anche quello con la maggiore capacità di ripresa. Il turismo ricco tornerà presto in Italia. L’Italia, con le sue straordinarie bellezze, deve vivere anche e soprattutto di lusso. Il problema maggiore riguarda le migliaia di aziende che rappresentano il 13 per cento del pil italiano e che, da qui a settembre, rischiano di portare i libri in tribunale. Oggi la clientela straniera è ridotta al lumicino”.
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