Roma. Iper-regolamentazione, ipertrofia delle leggi, delirio normativo: chiamatelo come volete. Realizzare un’opera in Italia è una missione impossibile, e la questione diventa di primaria importanza quando il paese, primo beneficiario del programma Next Generation EU per 209 miliardi di euro, potrebbe destinare una quota rilevante delle risorse al settore delle costruzioni e delle infrastrutture. “Le mille e una norma” è il titolo del webinar, promosso dall’Ance per far conoscere i contenuti di un rapporto che accende i riflettori sui guasti della pubblica amministrazione, vizi e virtù italici, anche se, come sostiene la presidente di Italia decide Anna Finocchiaro, “la burocrazia non va demonizzata, nei ministeri esistono competenze e professionalità che andrebbero valorizzate anziché ricorrere continuamente a task force e consulenti esterni”. Nel campo delle opere pubbliche, dal ‘94 ad oggi, sono stati adottati circa 500 provvedimenti per un totale di 45.520 pagine, oltre 136 chilometri di carta, che richiedono 158 giorni per una lettura completa (“senza considerare i rimandi”, si precisa nel documento). Un corpus normativo in crescita incessante (si è passati da una media annuale di circa 7,6 provvedimenti negli anni Novanta ai quasi trenta nell’ultimo decennio, con la punta record di 39 nel 2019) e sempre più complesso e indecifrabile: se la legge Merloni del ‘94 conteneva 38 articoli per un totale di 48 pagine, il codice De Lise del 2006 e quello Appalti del 2016 sono leggi omnibus, che riguardano anche servizi e forniture, con oltre duecento articoli ciascuno. Instabilità normativa che aggiunge incertezza ai rapporti giuridici tra stato e imprese.
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