Roma. Conviene ancora usare il Mes? La risposta è affermativa. Da un punto di vista semplicemente contabile un poco meno di prima: i risparmi su un prestito decennale ora ammonterebbero a circa 4 miliardi, uno in meno rispetto a qualche settimana fa. Ma c’è da dire che nel frattempo tutti gli argomenti usati per motivare l’opposizione al Mes sono più deboli di prima, si sono sbriciolati per la loro inconsistenza e incoerenza. Partiamo dal cosiddetto “effetto stigma”, il timore cioè che la richiesta della linea pandemica del Fondo salva-stati dia un segnale negativo ai mercati facendo così alzare i tassi sui titoli di stato bruciare i potenziali risparmi. Se questo effetto c’è, è al contrario. “Non c’è alcuno stigma per i paesi che utilizzano il Pandemic crisis support del Mes. I mercati sono più preoccupati che i paesi non utilizzino il Mes”, ha dichiarato Alain Durré, senior european economist di Goldman Sachs, una delle più importanti banche d’affari del mondo, intervenendo l’8 luglio in un dibattito con il managing director del Mes Klaus Regling e il vicepresidente della Bce Luis de Guindos. I mercati ora sono tranquilli. I rendimenti stanno scendendo e chiedere in questo momento il Mes, come un prestito-ponte in attesa del Recovery fund disponibile solo dal 2021, non creerebbe tensioni sui mercati. Anzi, potrebbe addirittura far scendere ulteriormente lo spread, come ha fatto finora dopo le risposte delle istituzioni europee (dal programma monetario Pepp della Bce al pacchetto di misure Mes/Bei/Commissione Ue fino all’accordo sul Recovery fund).
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