Parigi. C’era ben poco da festeggiare oggi, 4 agosto 2020, a trecentoventisette anni dalla codificazione del cosiddetto “metodo champenoise”, attribuito con varie leggende più o meno infiocchettate al monaco benedettino Pierre Pérignon, che era giunto all’abbazia di Hautvillers, vicino a Épernay, nel nord della Francia, con l’incarico di economo e risanatore delle finanze. E che è poi passato alla storia come "padre" del moderno champagne. A causa del coronavirus, anche questa filiera dell’eccellenza francese ha subìto un colpo durissimo: filiera che era già in crisi per la concorrenza agguerrita delle bollicine italiane e che ora necessiterà di un intervento importante da parte dello stato per contenere i danni economici. Secondo gli addetti ai lavori, le perdite per i produttori di champagne rischiano di essere pesantissime per via del Covid-19: 100 milioni di bottiglie vendute in meno rispetto allo scorso anno e un fatturato che potrebbe crollare di 1,7 miliardi di euro (nel 2019 è stato di 5 miliardi).
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