Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro sono due tra i più efficaci e genuini custodi del pensiero liberale e libertario italiano e qualche giorno fa hanno dato alle stampe per Rizzoli un libro formidabile che meriterebbe di essere custodito sui comodini di ogni pezzo da novanta della classe dirigente italiana. Il saggio ha un titolo chiaro (“Contro il sovranismo economico”), un sottotitolo ancora più forte (“Storia e guasti di statalismo, nazionalismo, dirigismo, protezionismo, unilateralismo, antiglobalismo e qualche rimedio”) e una tesi impossibile da non condividere, sintetizzata così nelle pagine finali del libro: “Più i paesi si autoescludono dei mercati globali, più cercano di impedire le trasformazioni strutturali determinate dall’innovazione tecnologica, più rigettano la diversità, più si impoveriscono e più vedono aumentare le divaricazioni tra chi ha e chi non ha. E più accettiamo questa retorica, più indossiamo degli occhiali che rendono il mondo persino più buio di quanto sia in realtà. Il sovranismo economico rappresenta una minaccia alle conquiste di libertà e benessere che derivano dalla globalizzazione, dal capitalismo e dalla modernità. Temiamo i sovranisti, beninteso. Ma forse ancora di più temiamo i sovranisti inconsapevoli”.
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