Sulla rotta di Draghi: oggi la questione chiave non è “se” lo stato debba fare debito, ma “come” usarlo. Una fase che spaventa rigoristi e anti rigoristi e che costringe tutti a uscire dalla facile stagione degli alibi. Occasioni da una storica rivoluzione che ancora non vogliamo vedere
Sono passati tre giorni dal sontuoso discorso tenuto da Mario Draghi al Meeting di Rimini e a tre giorni di distanza c’è un passaggio del ragionamento offerto dall’ex presidente della Bce che non è stato sufficientemente messo a fuoco e che riguarda quello che forse è il vero tema dei temi della fase storica in cui ci troviamo: la fine, chissà quanto temporanea, di ogni dogma politico ed economico legato all’espansione del debito pubblico. Ronald Reagan, con una buona dose di cinica ironia, un tempo diceva che il debito pubblico americano era abbastanza grande per badare a se stesso e in un certo senso si può dire che il messaggio che Mario Draghi ha scelto di veicolare per ben due volte negli ultimi mesi è simile a quello dell’ex presidente degli Stati Uniti: il debito pubblico è diventato grande ormai, è tempo di verificare se è davvero in grado di badare a se stesso.
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