I dazi, la Cina, le riforme. “Il ruolo del direttore generale è mettere tutti attorno a un tavolo a negoziare”
Roma. Il 31 agosto Roberto Azevêdo lascerà la guida dell’Organizzazione mondiale del commercio e chi arriverà dopo di lui avrà il compito difficilissimo di ristrutturarla. Ci vorrà una leadership forte, perché le dispute all’interno dell’organizzazione sono sempre di più e la fiducia nei confronti dei rapporti commerciali globali sta venendo meno. Il mondo è cambiato e la Wto, fondata 25 anni fa, ha fatto fatica ad andare dietro a questi cambiamenti. Ecco perché tutti gli otto candidati alla direzione dell’organizzazione insistono molto sulla parola “riforma”. Ognuno la intende a modo suo e Mohammad al Tuwaijri, proposto per la carica di direttore generale della Wto dall’Arabia Saudita la intende così: “Le cose da risolvere all’interno dell’organizzazione sono tante. Per me l’importante è capire come si possono portare i risultati, ed è chiaro che la Wto è imbrigliata in una serie di meccanismi lenti e burocratici, a causa dei quali spesso è difficile che arrivino i risultati”. L’altra parola che i candidati ripetono spesso è fiducia, “i membri della Wto devono poter ricominciare a fidarsi dell’organizzazione”, dice al Foglio Al Tuwaijri, attuale consigliere dei reali sauditi in materia di economia locale e internazionale.
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