Roma. La Corte di giustizia dell’Ue ha dato uno scossone all’intero assetto italiano delle telecomunicazioni. Con la sentenza di ieri ha stabilito che “è contraria al diritto dell’Unione” la disposizione del 2017 con la quale l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in base alla legge Gasparri, ha bloccato l’acquisizione del 28 per cento di Mediaset da parte di Vivendi. Per i giudici la norma “costituisce un ostacolo vietato alla libertà di stabilimento, in quanto non è idonea a conseguire l’obiettivo della tutela del pluralismo dell’informazione”. La violazione riguarda in particolare l’articolo 49 del Tfue (il Trattato sul funzionamento dell’Ue) che proibisce, appunto, “qualsiasi provvedimento nazionale che possa ostacolare o scoraggiare l’esercizio, da parte dei cittadini dell’Unione, della libertà di stabilimento garantita dal trattato”. E questo, secondo i giudici, “è il caso della normativa italiana che vieta a Vivendi di mantenere le partecipazioni che essa aveva acquisito in Mediaset”. Il fatto che il gruppo francese detenga quasi un terzo delle azioni Mediaset e sia al contempo primo azionista di Tim con il 23,94 per cento non rappresenta un ostacolo al pieno esercizio dei poteri e diritti proprietari. La Corte ricorda che l’Unione “stabilisce una chiara distinzione tra la produzione di contenuti e la loro trasmissione. Pertanto, le imprese operanti nel settore delle comunicazioni elettroniche, che esercitano un controllo sulla trasmissione dei contenuti, non esercitano necessariamente un controllo sulla produzione di tali contenuti”. I tetti della Gasparri non hanno più valore. E’ davvero una sentenza di rottura che indurrà anche governo e Parlamento italiano a rimettere mano a una regolamentazione ormai superata. Ma è chiaro che colloca su un terreno diverso l’intero risiko delle tlc. Vivendi potrebbe chiedere un’assemblea straordinaria, ma aspetta le mosse di Mediaset che nel suo comunicato cerca un rilancio sostenendo che a questo punto diventa possibile anche per il gruppo della famiglia Berlusconi entrare nel campo delle telecomunicazioni.
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