magistrati e grillismo
Tommaso Miele (ricordate?) si ritira dalla corsa a presidente della Corte dei Conti
Dopo l'articolo del Foglio che rivelava i suoi insulti a Renzi, si era giustificato dicendo: “Lasciavo il mio iPad in giro, quei tweet non sono miei”. Il magistrato rinuncia per “motivi personali”
Alla fine, probabilmente consapevole del fatto che non c'erano più le condizioni per una sua nomina, si è ritirato. Tommaso Miele, presidente della Corte dei Conti del Lazio, ha comunicato la sua indisponibilità a concorrere alla carica di presidente della Corte dei Conti. “Fonti interne alla magistratura contabile riferiscono che il magistrato, già al centro delle polemiche per i tweet su Renzi, avrebbe rinunciato adducendo motivi personali”, riferisce l'Adnkronos.
Miele, che è stato presidente dell’Associazione magistrati della Corte dei conti, era ritenuto per la sua vicinanza al M5s il favorito nella corsa alla successione del presidente Angelo Buscema, nominato giudice costituzionale lo scorso luglio. Il Consiglio di Presidenza (il Csm della Corte dei conti) lo aveva inserito in una terna di nomi inviata al governo, nonostante non fosse uno dei magistrati con maggiore anzianità interrompendo così un’antica tradizione della Corte (gli altri due sono Fulvio Longavita e Pio Silvestri).
Tutto però si è complicato quando il Foglio ha ripescato e pubblicato numerosi tweet in cui il magistrato si scagliava in maniera volgare contro l’allora segretario del Pd Matteo Renzi e annunciava fedeltà al M5s (“Grande vittoria di Renzi-Micron oggi, grande vittoria M5s domani alle politiche”; “Stasera ho deciso per evitare che torni Micron (che proprio non lo reggo) voterò convintamente M5s”; “Italiani in futuro ricordatevi chi è Renzi: arrogante, presuntuoso, prepotente, incapace, bugiardo: che non si accosti più a Palazzo Chigi”; “E’ tornato sulla scena il cazzaro di Rignano sull’Arno. Ancora parla. Ha la faccia come il…”).
L'articolo del Foglio ha creato sconcerto nella magistratura contabile, dove comunque in molti erano già a conoscenza dei tweet del collega che nel frattempo aveva cancellato l'account. Renzi invece ha annunciato un'azione legale di risarcimento nei confronti di Miele: “Se un magistrato della Corte dei Conti insulta esponenti delle istituzioni con toni degni di un hater sul web, come si può pensare di promuoverlo al vertice dell’Istituzione? Può sembrare una piccola cosa, ma veder promosso ai vertici della magistratura chi insulta dà il senso della crisi istituzionale che stiamo vivendo. Tecnicamente uno scandalo”, ha scritto Renzi nella sua Enews.
Nei giorni successivi Miele ha tentato di dare una spiegazione dell'accaduto. In un'intervista al Foglio ha dichiarato di non essere stato l'autore dei tweet scritti dal suo profilo Twitter: “L’account è il mio ma quei tweet non sono miei. Non è stato un hacker. L’unica cosa che posso dire è che spesso lasciavo l’iPad in giro in ufficio e altri magari parlavano con la mia bocca: utilizzavano il mio profilo per attaccare Renzi. Io Renzi l’ho sempre stimato”. Una giustificazione che è apparsa goffa e poco credibile. Così, dopo pochi giorni, Miele ha deciso di ritirare la sua candidatura a presidente della Corte dei Conti per “motivi personali”. Resta comunque presidente della Corte dei Conti del Lazio, la più importante sezione regionale del paese.