Quelle considerazioni restano valide, anche se oggi meccanismi sociali e di mercato premono per ridurre le frizioni tra interessi degli azionisti e il benessere sociale. Se è vero che la responsabilità sociale della grande impresa monopolistica può servire a cementarne il potere, in tempi di mercati sempre più concentrati come nel settore tecnologico, il suo scetticismo merita ancora attenzione.
Il 13 settembre 1970 il New York Times pubblicò un articolo di Milton Friedman dal provocatorio titolo “La responsabilità sociale delle imprese è di aumentare i profitti”. Un grafico che misurasse quanto opinione pubblica e mondo degli affari abbiano concordato con questa affermazione nel corso di cinquant’anni riporterebbe per il 2020 uno dei punti più bassi. Un mesto anniversario, dunque, per un articolo diventato nel frattempo il manifesto di una visione che ha dominato la scena economica dei paesi anglosassoni per almeno trent’anni e vissuto qualche anno di gloria anche dalle nostre parti. Ma il fatto di simboleggiare un modo di fare impresa ha finito per offuscarne i contenuti nella memoria collettiva: si ricorda lo slogan del titolo, ma non i ragionamenti sottostanti. Un riassunto è dunque utile prima di riflettere se esso mantenga una sua attualità. In sintesi, secondo Friedman:
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