Nel suo ragionamento, l'economista ignora il problema della concorrenza tra paesi nonché la nascita di una nuova leva di imprenditori interessati non solo al profitto ma anche all'impatto sociale delle proprie scelte
La sintesi più brutale del pensiero di Friedman sulla responsabilità sociale d’impresa è nella sua arcinota affermazione che “poche tendenze culturali possono minare così radicalmente le fondamenta stesse della nostra società liberale come l’assunzione da parte dei dirigenti delle imprese di una responsabilità sociale diversa da quella di fare più soldi possibile per i loro azionisti “. La sostanza dell’argomento di Friedman è che il manager di un’azienda è lì per fare l’interesse degli azionisti che gli chiedono di massimizzare il profitto e con esso il valore delle loro azioni. Nel suo ragionamento Friedman ritiene perfettamente conciliabile la sua posizione con il raggiungimento di obiettivi di bene comune. Nella sua visione esiste una divisione del lavoro dove sono le istituzioni (e in particolare i rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti) che devono imbrigliare gli spiriti animali delle imprese massimizzatrici di profitto su un sentiero compatibile con altri obiettivi di carattere sociale ed ambientale attraverso leggi, regolamenti e il deterrente dell’efficacia sanzionatoria contro chi non li rispetta.
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