La sua è una visione ben diversa da “l’avidità è buona” resa popolare da Gordon Gekko. Non è necessariamente contrario all’idea che gli individui o le imprese possano perseguire obiettivi sociali diversi dalla massimizzazione dei profitti monetari, ma è contrario all’idea che queste responsabilità o obiettivi diversi possano essere imposti agli azionisti da altri.
Dalla fine del XIX secolo, il capitalismo è stato organizzato sempre più in forma societaria. Quindi, capire come le imprese dovrebbero essere gestite è essenziale per plasmare il tipo di capitalismo che vogliamo. Il dibattito tra una prospettiva incentrata sugli shareholder (azionisti) e una incentrata sugli stakeholder (portatori di interessi) risale almeno all’inizio degli anni 30, quando Adolf Berle ed E. Merrick Dodd sostenevano queste due posizioni nell’Harvard Law Review. Tuttavia, una pietra miliare cruciale in questo dibattito è stata posta da Milton Friedman che, cinquant’anni fa, scriveva sul New York Times Magazine che l’unica responsabilità sociale delle imprese sia aumentare i propri profitti. Che si amino o meno le sue argomentazioni, Friedman ha stabilito i termini del dibattito degli ultimi 50 anni.
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