Roma. Sì all’Europa; no al protezionismo; e cogliere l’occasione del Recovery Fund per avviare una trasformazione epocale simile a quella che ci fu dopo la Seconda Guerra Mondiale col Piano Marshall. Sono alcune linee guida che il presidente Massimiliano Giansanti ha ricordato nel corso dell’evento che a Palazzo Colonna ha celebrato i 100 anni di Confagricoltura. Come è stato ricordato, l’identità di Confagricoltura sui basa su cinque parole chiave. Innanzitutto agricoltura. Unica attività che, come ha ricordato il ministro Teresa Bellanova nel suo intervento, è l’unica che non si ferma mai anche durante le peggiori catastrofi. Ma c’è anche la sfida di rendere questa attività produttiva. Citando ancora dal discorso di Giansanti, “fino alla conclusione del diciottesimo secolo, la produzione agricola ristagnava. In Europa e in Italia la fame e le carestie a seguito di un cattivo raccolto erano un’esperienza comune. Solo in Francia, dove l’agricoltura risultava più sviluppata, si contarono sedici carestie nel corso del diciottesimo secolo”. Invece dal 1950 a oggi la produttività in agricoltura è cresciuta in media di due punti percentuali all’anno, anche se l’occupazione, nel 1950 il 30 per cento del totale, è scesa da oltre sei milioni a poco meno di un milione.
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